Pace "olimpica" tra le Coree. Così Kim spiazza l'America

Il Nord parteciperà ai Giochi invernali di Pyeongchang. Sì al dialogo militare. Seul pronta a rivedere le sanzioni

Pace "olimpica" tra le Coree. Così Kim spiazza l'America

Scoppia la pace tra le due Coree. Una pace «olimpica», direttamente collegata con l'imminente inizio dei Giochi invernali di Pyeongchang nel Sud. Soprattutto una pace che scontenta Donald Trump. Perché l'arsenale atomico di Kim Jong-un non minaccia soltanto la Corea del Sud e il vicino Giappone, ma anche gli stessi Stati Uniti.

Teatro di un'intesa che è in realtà il frutto delle reciproche convenienze politiche di Seul e di Pyongyang è stato il villaggio di confine di Panmunjom. Nello storico edificio dove nel 1953 fu firmato l'armistizio (ma non la pace) tra il Nord comunista e il Sud filoccidentale le due delegazioni si sono strette le mani davanti alle telecamere e hanno avviato colloqui che si sono rivelati molto produttivi: Pyongyang ha annunciato che invierà ai Giochi una sua squadra (ma anche giornalisti e perfino cheerleaders), ed è stata decisa anche la riapertura del dialogo tra le due Coree a livello militare, con tanto di ripristino della linea telefonica diretta tra i due comandi - interrotta circa due anni fa - già da questa mattina. Seul si è spinta a ipotizzare il ritiro delle sanzioni ad alcuni funzionari del Nord

Il primo incontro in tre anni tra i rappresentanti delle due Coree è stato reso possibile da una decisione del dittatore del Nord, resa pubblica nel suo discorso di Capodanno. In quell'occasione Kim Jong-un aveva aperto alla partecipazione del suo Paese alle Olimpiadi invernali, una novità anche rispetto a quanto accaduto nel 1988, quando suo nonno Kim Il-sung ordinò il boicottaggio dei Giochi estivi di Seul.

L'apertura di Kim è stata accolta di buon grado dal premier sudcoreano Moon Jae-in, che è stato eletto pochi mesi fa mettendo tra le sue priorità la riduzione delle tensioni con il Nord e la normalizzazione delle relazioni bilaterali. Moon è comprensibilmente preoccupato dell'escalation nucleare del vicino settentrionale e dipende dal sostegno militare americano, ma vuole assolutamente evitare che in Corea scoppi un conflitto che sarebbe sotto ogni profilo catastrofico. Preferisce dunque il dialogo con Kim alla retorica bellicosa di Trump.

Da parte sua, Kim Jong-un ha compiuto con questa apertura una mossa perfettamente logica. Il suo vero obiettivo, infatti, è quello di essere accettato nel consesso internazionale in virtù del suo nuovo status di potenza nucleare, superando l'etichetta di «Stato canaglia». Mostra dunque adesso al mondo, sfruttando il complementare interesse di Seul, un volto amichevole e paradossalmente pacifista, nello stesso momento in cui continua a minacciare con toni molto aggressivi l'America di Trump.

Questa nuova situazione mette ulteriormente in difficoltà il presidente degli Stati Uniti, la cui priorità assoluta rimane garantire la sicurezza del suo Paese.

Una priorità in pieno contrasto con la volontà di Moon di giungere alla distensione con Kim. Nel lungo termine pare improbabile che questi due obiettivi possano coesistere. Intanto, Trump starebbe valutando la pericolosa opzione di attacchi limitati al Nord, evitando un conflitto su larga scala.

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