Da padre Georg ancora accuse. La difesa del Papa: c'è la prova

"Francesco non seguì Ratzinger contro la propaganda gender". L'entourage cita il documento ufficiale del 2019

Da padre Georg ancora accuse. La difesa del Papa: c'è la prova

Roma. Monsignor Gaenswein Papa Bergoglio atto secondo. Dopo il botta e risposta del giorno dei funerali solenni di Benedetto XVI, con la diffusione di alcuni estratti del libro Nient'altro che la Verità (edizioni Piemme) scritto dal segretario personale di Joseph Ratzinger con il giornalista Saverio Gaeta in cui accusa Francesco di averlo «dimezzato» dal ruolo di Prefetto della Casa Pontificia (sono rimasto «scioccato», ha scritto monsignor Georg Gaenswein) e la risposta, seppure indiretta, di Francesco di «non credere alle fake news», continua la «faida» tra ratzingeriani e bergogliani, tra progressisti e tradizionalisti. La morte di Benedetto XVI ha resuscitato inevitabilmente antichi dissapori, sopiti solamente grazie alla presenza dello stesso Papa emerito. Ora che Benedetto XVI non c'è più, le tensioni riaffiorano.

Nel libro emergono differenti visioni su molti temi tra Francesco e Benedetto XVI. Tra questi, la linea da tenere per affrontare la «propaganda sulla filosofia gender». Ratzinger, secondo il racconto di monsignor Gaenswein, avrebbe suggerito a Bergoglio di «trovare un equilibrio tra rispetto della persona e amore pastorale e dottrina della fede», sottolineando che «la filosofia del gender che qui è in gioco ci insegna che è la singola persona stessa che si fa uomo o donna. L'essere uomo o donna non è più una realtà della natura che ci precede». «In questa propaganda non ci si interessa per niente del bene delle persone omosessuali scriveva il Papa emerito - ma di una voluta manipolazione dell'essere e una radicale negazione del Creatore». E aggiungeva: «Io so che molte persone omosessuali con queste manipolazioni non sono d'accordo». Perciò, «la resistenza forte e pubblica contro questa pressione è necessaria». Ma Bergoglio «non ascoltò quelle indicazioni». Nel 2019, il Vaticano pubblicò il documento Maschio e femmina li creò. Per una via di dialogo sulla questione del gender nell'educazione, uno strumento per affrontare il dibattito sulla sessualità umana e le sfide connesse: no all'ideologia, sì al dialogo sugli studi. Una sorta di apertura sul tema, in netta controtendenza rispetto a quanto avvertito dal Papa emerito.

Tensioni, dunque, che vengono alla luce dopo le affermazioni di monsignor Gaenswein. A lui fa eco il capo dei vescovi americani, il tradizionalista Timothy Broglio che, a Repubblica, parla di «tensioni tra progressisti e conservatori». È lui a paventare l'ipotesi che Francesco possa dimettersi. «Ho visto la difficoltà, il fatto che non celebra, sono tutti elementi di un lavoro pastorale normale che mancano», sottolinea.

Ma se i ratzingeriani con le rivelazioni di don Georg premono perché Francesco si metta da parte, Bergoglio non sembra affatto intenzionato a fare un passo indietro. In una recente intervista, il Papa seppure annunciando di aver firmato delle dimissioni in caso di grave impedimento ha ribadito con forza che «si governa con la testa e non con il ginocchio», riferendosi ai suoi problemi fisici.

Il Papa prosegue la sua attività, oggi battezzerà 13 bambini nella Cappella Sistina; ha riformato la «sua» Diocesi, il Vicariato di Roma, accentrando su di sé il potere e depotenziando quello dell'attuale cardinale vicario, Angelo De Donatis. Confermato anche il viaggio di fine mese nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan.

Insomma, tutte indicazioni che non farebbero pensare a un'uscita di scena del Papa argentino. Piuttosto c'è ora da capire il futuro di monsignor Gaenswein. Per questo dovremmo attendere la decisione di Francesco. Si apre così il terzo round.

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