Il Papa e la morte: "Bisogna farci i conti"

L'omelia delle Ceneri: "Inutile esorcizzarla. La malattia è l'esperienza della fragilità"

Il Papa e la morte: "Bisogna farci i conti"
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Parla di fragilità, del «dramma della morte», dell'inutilità nell'esorcizzarla perché occorre «farci i conti». Dal letto dell'ospedale Gemelli di Roma, al ventesimo giorno di ricovero, Papa Francesco invia un testo per l'omelia del mercoledì delle Ceneri che suona come una riflessione sulla morte e un invito da rivolgere prima di tutto a se stesso.

«La condizione di fragilità - scrive nel testo letto dal cardinale Angelo De Donatis, penitenziere maggiore - ci richiama il dramma della morte, che nelle nostre società dell'apparenza proviamo a esorcizzare in molti modi e a emarginare perfino dai nostri linguaggi, ma che si impone come una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, segno della precarietà e fugacità della nostra vita».

È una riflessione molto spirituale ma allo stesso tempo intima, quella che Papa Francesco invia, costretto a rinunciare a partecipare al rito che apre la Quaresima.

Le ceneri «ravvivano in noi la memoria di ciò che siamo», aggiunge il Pontefice, «ma anche la speranza di ciò che saremo. Ci ricordano che siamo polvere ma ci incamminiamo verso la speranza a cui siamo chiamati, perché Gesù è disceso nella polvere della terra e, con la sua Risurrezione, ci trascina con sé nel cuore del Padre. Così si snoda il cammino della Quaresima verso la Pasqua, tra la memoria della nostra fragilità e la speranza che, alla fine della strada, ad attenderci ci sarà il Risorto».

Ed ancora, il Papa torna sul concetto di fragilità. «Le ceneri, infatti, ci aiutano a fare memoria della fragilità e della pochezza della nostra vita: siamo polvere, dalla polvere siamo stati creati e in polvere ritorneremo. E sono tanti i momenti in cui, guardando la nostra vita personale o la realtà che ci circonda, ci accorgiamo che 'è solo un soffio ogni uomo che vive come un soffio, si affanna, accumula e non sa chi raccolga'».

Una condizione, quella della fragilità, che «ci richiama il dramma della morte, che nelle nostre società dell'apparenza proviamo a esorcizzare in molti modi - sottolinea il Papa - e a emarginare perfino dai nostri linguaggi, ma che si impone come una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, segno della precarietà e fugacità della nostra vita».

Così, «nonostante le maschere che indossiamo e gli artifizi spesso creati ad arte per distrarci, le ceneri ci ricordano chi siamo. Questo ci fa bene. Ci ridimensiona, spunta le asprezze dei nostri narcisismi, ci riporta alla realtà, ci rende più umili e disponibili gli uni verso gli altri: nessuno di noi è Dio, siamo tutti in cammino», ribadisce Francesco. Infine, un invito alla speranza, senza la quale, davanti alla morte «sprofondiamo nella desolazione».

«Ci accorgiamo di essere fragili quando ci scopriamo esposti, nella vita sociale e politica del nostro tempo, alle 'polveri sottili' che inquinano il mondo: la contrapposizione ideologica, la logica della prevaricazione, il ritorno di vecchie ideologie identitarie che teorizzano l'esclusione degli altri, lo sfruttamento delle risorse della terra, la violenza in tutte le sue forme e la

guerra tra i popoli.

Sono tutte polveri tossiche conclude Bergoglio - che offuscano l'aria del nostro pianeta, impediscono la convivenza pacifica, mentre ogni giorno crescono dentro di noi l'incertezza e la paura del futuro».

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