Una Chiesa più vicina alla gente, meno burocratica e più snella, senza tuttavia scardinare i principi fondamentali della dottrina cattolica: la rivoluzione di Papa Bergoglio passa dalla riforma del diritto canonico in tema di nullità matrimoniale. Una rivoluzione storica - non accadeva un cambiamento in materia da tre secoli - che avviene a meno di un mese dal sinodo dei vescovi sulla famiglia che si apre a ottobre. Presentato in Vaticano il Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus (Signore Gesù giudice clemente), affiancato da un secondo intitolato Mitis et misericors Iesus (per le Chiese orientali), con il quale il Pontefice modifica alcuni canoni del codice di diritto canonico in tema di dichiarazione di nullità delle nozze. Il testo, che porta la data del 15 agosto, si pone come una prima risposta al grande dibattito sull'ammissione alla comunione dei divorziati risposati.
Tre le novità più importanti: processi più brevi; cause gratuite «per quanto possibile» e potere decisionale al vescovo. Ma prima di tutto occorre fare chiarezza: si parla di nullità di matrimonio e non di annullamento. «Nullità è diversa da annullamento», ha spiegato il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e tra i membri della commissione speciale incaricata di studiare la riforma. Nel caso di dichiarazione di nullità delle nozze, infatti, per la Chiesa il matrimonio non è mai esistito. Non può essere invece annullato, perché trattasi di un sacramento indissolubile davanti a Dio.
La prima novità: tempi più brevi. Era stato il sinodo straordinario sulla famiglia dello scorso ottobre a «sollecitare processi più rapidi e accessibili»; per questo Papa Francesco ha deciso di snellire le procedure con lo scopo, ha spiegato, «non di favorire la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi» affinché «il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio».
Si prevede dunque «una sola sentenza e non più una doppia decisione conforme, affinché le parti siano ammesse a nuove nozze canoniche».
La seconda novità, collegata alla prima, prevede la costituzione del giudice unico, sempre chierico, sotto la responsabilità del vescovo, che, «dovrà assicurare che non si indulga a qualunque lassismo». La novità è significativa: «Non mi è sfuggito - scrive Bergoglio - quanto un giudizio abbreviato possa mettere a rischio il principio dell'indissolubilità del matrimonio; per questo ho voluto che in tale processo sia costituito giudice lo stesso vescovo. In ciascuna diocesi il giudice di prima istanza per le cause di nullità del matrimonio è il vescovo diocesano che può esercitare la potestà giudiziale personalmente o per mezzo di altri, a norma di diritto».
Infine, la terza novità: Papa Francesco chiede che, «per quanto possibile, le Conferenze episcopali, salva la giusta e dignitosa retribuzione degli operatori dei tribunali» assicurino «la gratuità delle procedure». «Le persone abbienti potranno essere invitate a contribuire con donazioni a beneficio dei più poveri», ha spiegato il decano della Rota Romana, monsignor Pio Vito Pinto (ma l'avvocato rotale Elisabetta Macrina insorge, «chi lavora va pagato»).
Rimane comunque l'appello al Tribunale della Sede apostolica, ovvero la Rota Romana, «nel rispetto di un antichissimo principio giuridico, così che venga rafforzato il vincolo fra la Sede di Pietro e le Chiese particolari». Alle tradizionali cause di nullità matrimoniale - tra le quali l'aborto procurato per impedire la procreazione, la violenza fisica per estorcere il consenso, l'ostinata permanenza in una relazione extraconiugale, l'occultamento doloso della sterilità - Papa Francesco aggiunge «la mancanza di fede».
E dopo la
dichiarazione di nullità, «le parti possono contrarre nuove nozze». E quindi accedere alla comunione, perché per la chiesa il «primo» matrimonio non è mai esistito. Il confronto in vista del sinodo passa da questa riforma.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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