Il Papa: sì alle donne sull'altare. Ma non diventeranno mai preti

Ha modificato il codice canonico con il motu proprio "Spiritus Domini": potranno leggere e servire la messa

Il Papa: sì alle donne sull'altare. Ma non diventeranno mai preti

«Era l'ora», dice qualche prelato in Vaticano. Il Papa cambia il codice di diritto canonico, elimina due parole («sesso maschile») e istituzionalizza la presenza delle donne all'altare, concedendo loro la possibilità di dare la comunione e proclamare il Vangelo durante la messa. Una pratica già diffusa in diverse comunità del mondo. Ma che ora diventa la regola e non più la deroga a quanto stabilito da Paolo VI nel 1972 (l'allora Papa Montini aveva deciso di mantenere riservato l'accesso ai ministeri del lettorato e dell'accolitato, considerati propedeutici a un eventuale accesso all'ordine sacro, alle sole persone di sesso maschile).

Il canone in questione è il 230, primo paragrafo, e il sito del Vaticano ha immediatamente pubblicato la nuova versione. «I laici - (qui viene eliminata la frase «di sesso maschile») che abbiano l'età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti». Non è l'apertura al sacerdozio femminile, né al diaconato, ma di certo rappresenta quella volontà di Papa Francesco di dare sempre maggiore spazio al mondo femminile nella chiesa.

La «rivoluzione» è contenuta in un Motu Proprio, pubblicato ieri dal Vaticano, firmato da Bergoglio il 10 gennaio dal titolo Spiritus Domini: tutti i fedeli, uomini e donne, laici e ordinati, hanno dunque l'accesso ai ministeri del lettorato, ovvero la possibilità concessa ora anche alle donne di leggere il Vangelo durante la celebrazione. E dell'accolitato, ovvero la possibilità di concedere la comunione.

Il nodo del diaconato e del sacerdozio delle donne resta. Ma il Papa chiarisce subito: nessun cambiamento su questo. Francesco ricorda quanto stabilito da Giovanni Paolo II («la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale»), ma spiega che «per i ministeri non ordinati è possibile, e oggi appare opportuno, superare tale riserva. Questa riserva ha avuto un suo senso in un determinato contesto ma può essere ripensata in contesti nuovi».

Il tema del diaconato femminile era stato sollevato in seguito a una richiesta delle suore superiori (Unione Internazionale delle Superiori Generali) nel 2016, quando il Papa aveva creato una prima commissione di studio per valutare se nella storia remota della Chiesa vi fossero precedenti che rendessero possibile, oggi, reintrodurre il ruolo delle diaconesse. I pareri dei commissari furono molto discordanti e Francesco non decise. A ottobre dell'anno scorso, però, un sinodo sull'Amazzonia si è concluso chiedendo al Papa di riconsiderare questa possibilità, e il Papa ha creato una nuova commissione, guidata dall'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Petrocchi, che sta svolgendo ulteriori approfondimenti, questa volta di ordine teologico più che storico.

Soddisfazione per il Motu Proprio del Papa arriva da monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. «Papa Francesco - dice al Giornale - ha sempre mostrato una grande capacità nel cogliere nel profondo i mutamenti e il vissuto del popolo di Dio. È ormai prassi comune, in tante realtà ecclesiali, che le Liturgie siano arricchite dal servizio all'altare di tante donne e ragazze. Adesso il Papa permette che questa prassi diventi una regola accettata dalla Chiesa. È una bella notizia che conferma la vivacità e la ricchezza della vita della Chiesa.

Posso aggiungere, nel rallegrarmi, che la maggior parte delle nostre comunità già da tempo gode e si serve del talento e dei carismi della presenza femminile in ogni aspetto della vita ecclesiale. Riconoscerla a livello istituzionale è, ad ogni modo, di grande rilievo e ne siamo grati al Papa».

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