Par condicio, da totem a molestia

Non sappiamo se la locuzione par condicio sia stata introdotta da Giovanni Spadolini o da un parente di Oscar Luigi Scalfaro. Quel che è certo, è che andrebbe eliminata.

Par condicio, da totem  a molestia

Non sappiamo se la locuzione par condicio sia stata introdotta da Giovanni Spadolini o da un parente di Oscar Luigi Scalfaro. Quel che è certo, è che andrebbe eliminata, con la relativa legge che irreggimenta il dibattito elettorale in Italia, in un modo più prossimo al Tagiskistan che a una democrazia occidentale. È anche a causa di questa regola che, ieri sera, gli spettatori della tv pubblica hanno potuto vedere i principali leader politici intervistati uno dopo l'altro, da Bruno Vespa, senza confronto. Quando invece, nel Regno Unito o in Francia o in Germania e in Spagna, i dibattiti tra i candidati si svolgono più volte, e anche a ridosso delle elezioni.

Per altro, la par condicio non garantisce neppure che vi sia una «pari condizione», visto che, chi non è candidato, è libero di muoversi come gli pare, come Marco Damilano, ad esempio, lanciando l'arrembaggio di un filosofo francese contro il centrodestra, senza contraddittorio. E, del resto, i meno giovani ricorderanno l'uso manu militari della Rai dell'Ulivo contro Berlusconi nella campagna elettorale del 2001. L'Ulivo c'entra perché fu durante i suoi governi, l'anno precedente, che la par condicio divenne legge, sei anni dopo che l'allora presidente della Repubblica Scalfaro l'aveva sollecitata.

Era una misura nata per irreggimentare non tanto il servizio pubblico ma le reti Mediaset: una legge contra personam, cioè contro Berlusconi. E tradiva tutta la concezione pedagogico-autoritaria della sinistra: siccome gli italiani sono dei boccaloni, bisogna impedire o almeno limitare la comunicazione di colui che ancora all'epoca gli intellettuali dell'Ulivo chiamavano «un venditore». Come previdero molti critici fin da subito, la par condicio non ha impedito al centrodestra di vincere per due volte, di quasi vincere per altre tre, e probabilmente di trionfare tra qualche giorno. Tuttavia nel 2000 la legge poteva essere dotata di un senso, visto che il panorama politico era tendenzialmente bipolaristico, tanto che negli anni successivi abbiamo potuto assistere a match televisivi tra i due campi. Oggi, che lo scenario è multipolare, e anzi caratterizzato da una intensa frammentazione, la par condicio produce i risultati surreali di ieri sera.

Se poi pensiamo all'altrettanto assurda regola di non diffondere i sondaggi con larghissimo anticipo rispetto al voto, abbiamo un sistema che considera l'elettore un cretino. Ma poi non ci si lamenti se questi decidesse di restare a casa.

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