Adesso parla l'uomo dei verbali: "Perché chiusero tutta l'Italia..."

Fabio Ciciliano ricorda i momenti di piena emergenza e afferma: "Noi siamo tecnici, il decisore politico ha il quadro completo e prende la strada che ritiene più opportuna"

Adesso parla l'uomo dei verbali: "Perché chiusero tutta l'Italia..."

In questi giorni, dopo la desecretazione dei verbali dei Comitato tecnico scientifico, si ripercorrono le azioni compiute dal governo agli inizi di marzo, quando il Coronavirus aveva cominciato a terrorizzare anche in Italia.

Intervistato dal "Corriere della Sera", Fabio Ciciliano, dirigente della Protezione civile e membro del Comitato tecnico scientifico, parla della decisione di chiudere l'intero Paese e assicura che non vi fu alcun contrasto con l'esecutivo.

"I nostri pareri si basano sempre sull'andamento della curva epidemiologica. Tra il 7 e il 9 marzo ha avuto un'impennata e il governo ha deciso di chiudere l'Italia. Non c'è stato alcun contrasto", dichiara infatti Ciciliano, che sino ad oggi, come componente del Comitato tecnico scientifico, si è occupato anche di stilare le indicazioni degli scienziati e di inviarle a Palazzo Chigi.

Un lavoro rigoroso, quello del Cts. "Dobbiamo essere sempre rapidi e veloci. Ma soprattutto in linea con quanto abbiamo detto in precedenza e coerenti con gli indici epidemiologici", spiega al "Corriere" il dirigente della Protezione civile. "Abbiamo scritto migliaia di pagine, sempre con l'unico obiettivo di indicare la strada sulla base del numero dei contagi e delle tenuta del sistema sanitario".

Il fatto che, come emerso in questi giorni, il premier abbia deciso in certe occasioni di non ascoltare le raccomandazioni del Cts non ha comportato alcun contrasto. Interrogato dal giornalista, Ciciliano ribadisce: "Noi siamo tecnici, il decisore politico ha il quadro completo e prende la strada che ritiene più opportuna".

Ciò non toglie che il Comitato il 7 marzo si sia espresso chiedendo una chiusura a zone, con particolare attenzione per le regioni del nord Italia. "Erano le più colpite", dice Ciciliano, "ma poi c'è stata la fuga verso Sud ed evidentemente il governo ha ritenuto che sarebbe stato troppo rischioso. Io vorrei ricordare che in quel periodo siamo arrivati a circa mille vittime al giorno".

Momenti difficili, ricorda Ciciliano, che parla di un senso di frustrazione percepito da tutti i membri del Comitato, con il comprensibile timore di "prendere la direzione sbagliata e misure non efficaci, ma così non è stato. Sappiamo che da questo dipende la salute dei cittadini e sinceramente, visto anche quanto sta accadendo negli altri Stati, ritengo che la linea sia stata quella giusta".

Quindi la spinosa questione dei verbali. In realtà non c'è stata alcuna secretazione, assicura Ciciliano. "Si è ritenuto di non diffonderli proprio per tutelare i cittadini che potevano lasciarsi influenzare da valutazioni cliniche che poi dovevano trasformarsi in decisioni", aggiunge. "E, in ogni caso, non possono essere letti senza inserirli nel contesto del periodo e dunque leggendo i precedenti e i successivi per capire come ci siamo mossi".

"Ci sono molte nostre indicazioni che le autorità locali non hanno seguito: sulla Milano-Sanremo avevamo dato parere negativo e invece è stata autorizzata, i numeri che abbiamo indicato per le manifestazioni all'aperto e al chiuso sono state modificate", prosegue Ciciliano. "Il caso più eclatante è quello dei trasporti pubblici: noi pensiamo che viaggiare con tutti i posti occupati sia molto rischioso ma alcune Regioni hanno deciso di non seguire questo suggerimento".

Da esaminare anche la questione scuole. Inizialmente il Cts aveva raccomandato al governo di tenerle aperte. "In ogni caso abbiamo dovuto cambiare idea quando ci siamo resi conto che i modelli registravano un incremento di 0,3-0,4 dell'indice Rt, analogamente a quello degli altri Paesi, come ci ricorda anche l'Oms", chiarisce Ciciliano. "I problemi causati dall'epidemia si sono sovrapposti a quelli di un settore dove per decine di anni si è investito poco e male.

Ora facciamo i conti con carenze strutturali che riguardano gli edifici, il numero di docenti, le aule, i materiali, gli edifici storici dove è difficile anche spostare un tramezzo".

L'importante, adesso, è ritornare con prudenza alla normalità, senza dimenticare che "non è vero che il virus non circola. Si vede da noi e soprattutto all'estero".

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