Sono senza vergogna. Nemmeno dei morti hanno rispetto (e questa è da sempre una specialità della casa) in una delle più brutte campagne elettorali degli ultimi lustri. E ce ne voleva. Leggete, è tutto vero. «Il 25 settembre, quando voteremo, inorridisco pensando che cento anni dopo la marcia su Roma gli eredi del fascismo possono prendersi Palazzo Chigi e mettere mano alla Costituzione» ha ammonito ieri Sergio Fogagnolo agitando il pugno sinistro chiuso. Lui è il figlio di Umberto, uno dei quindici partigiani uccisi a piazzale Loreto il 10 agosto del 1944 per rappresaglia dopo l'attentato di due giorni prima a un camion di riservisti tedeschi che stava distribuendo del pane ai milanesi. E sempre lui, per non farsi mancare niente, ha definito il leader della Lega Matteo Salvini un possibile «ministro dell'Interno con vocazione totalitaria». L'occasione è stata l'annuale cerimonia organizzata a Milano e battezzata dall'Anpi che mai come quest'anno si è trasformata una manifestazione elettorale e demenziale del Pd e compagni vari. Non è mancato niente: dall'anatema antifascista scagliato contro il centrodestra dal palco, a un tripudio di bandiere del Pd e della Cgil (che cattivo gusto in un'occasione ufficiale) agitate fino ad avvolgere figure istituzionali invitate per il loro ruolo come il questore, il vice prefetto, rappresentanti di carabinieri, polizia, vigli, Comuni e Regione. Tutti coinvolti in un tripudio di sbandieratori e di selfie organizzati da aspiranti candidati come la piddina Lia Quartapelle o la vice sindaco Anna Scavuzzo che in un'occasione tutt'altro che ridanciana hanno sfoderato i sorrisi più smaglianti per scatti già pronti per il manifesto elettorale. Tutto terribilmente triste, non per il cordoglio dovuto a quelle povere vittime della guerra civile, ma per i sinistri avvoltoi che si sono avventati sui loro cadaveri. E poco ha da lamentarsi il presidente dell'Anpi Milano Roberto Cenati preoccupato a posteriori di assicurare, a frittata ormai fatta. Dicendo ai quattro venti che «la cerimonia aveva unicamente, come ogni anno, lo scopo di ricordare l'eccidio nazifascista», ma senza smentire nemmeno una sillaba di quanto sputato con veleno dal palco. Perché quelle discutibili frasi sono state pronunciate da un protagonista ben noto della celebrazione e le bandiere hanno garrito arroganti.
Perché a sinistra sono i soliti, disposti a tutto pur di artigliare il potere. E del resto la lezione di Lenin non si dimentica solo scolorendo i vessilli rossi con la falce e martello in quelli ipocritamente tricolori del Pd.
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