Non solo i canonici appassionati di tennis. A chiedersi come andrà a finire la vicenda di Novak Djokovic ci sono anche i tifosi no vax contro i tifosi si vax. E mentre il mondo guarda e aspetta la decisione- probabilmente la più ingombrante della carriera del ministro dell'Immigrazione australiano, Alex Hawke - il tennista serbo, fa quello che deve fare: si allena.
L'esito finale della partita contro il governo australiano resta però incerto, così come la partecipazione agli Australian Open, il torneo che il campione 34enne ha vinto nove volte e per il quale è stato nuovamente designato come testa di serie numero uno. La palla è ora al ministro che sta «studiando le carte» per valutare la possibilità di revocare il visto di lavoro concesso con un'esenzione alla regola della vaccinazione anti-Covid sulla base del fatto che Djokovic, convinto «No vax», avrebbe avuto il Covid a metà dicembre. In particolare il governo starebbe valutando delle incongruenze nella dichiarazione contenuta nel modulo compilato da Djokovic al suo arrivo in Australia. Si tratta del travel form che Djokovic ha dovuto compilare al momento dell'arrivo in Australia. Nole ha dichiarato di non essersi mosso dalla Serbia nei 14 giorni precedenti il viaggio mentendo. Nei primi giorni dell'anno e prima di partire per Melbourne, si è infatti allenato a Marbella, come dimostrato da diverse «tracce» sui social. Nel travel form si specifica che «fornire informazioni false e fuorvianti è un reato grave. Potresti essere anche passibile di una sanzione civile». Una questione seria, su cui sta indagando la severa Australian Border Force, la polizia di frontiera australiana.
Una vicenda che giorno dopo giorno, si sta ingarbugliando e che non promette di finire presto. Si attende la decisione del ministro ma non sarà tempestiva o semplice, a dimostrazione che in ballo ci sono molte, troppe scivolosissime complicazioni. In qualsiasi senso si decida di andare. Nolè è ancora inserito nel tabellone principale del singolare maschile come testa di serie numero 1; ha vinto il ricorso contro la cancellazione del visto di ingresso in Australia potendo così uscire dall'albergo dove era confinato da giovedì perché non vaccinato contro il Covid ma in possesso di un'esenzione per avvenuta malattia lo scorso 16 dicembre. Ed è proprio sulla sua presunta positività che si gioca la partita più importante. Lunedì suo fratello Djordje ha interrotto la conferenza stampa di famiglia proprio su una domanda circa gli eventi a cui avrebbe partecipato nel periodo dell'asserito contagio.
Nel caso fosse tutto confermato, il serbo avrebbe commesso un reato che, secondo l'ordinamento australiano, potrebbe portare fino ad una pena massima di 12 mesi di reclusione. «Sembra che possa giocare l'Australian Open, e vogliamo che ci siano i migliori in campo. Però ci sono domande senza risposta», dice piccato Andy Murray.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.