Il via al golpe con la scusa di una partita di calcio. È il sospetto del governo della Moldavia, che nei giorni scorsi aveva lanciato l'allarme su un possibile putsch sobillato da Mosca. Ieri la presidente Maia Sandu ha chiuso per alcune ore lo spazio aereo sul Paese e ordinato di giocare a porte chiuse il match in calendario per domani tra Partizan Belgrado e Sheriff di Tiraspol, valido per la Conference League europea.
Secondo il portavoce presidenziale Andrian Keptonar tra gli ultrà serbi in arrivo si nascondevano potenziali sabotatori incaricati di provocare incidenti. Un gruppo di supporter belgradesi atterrati all'aeroporto di Chisinau già lunedì è stato bloccato dentro lo scalo e rispedito il più velocemente possibile in Patria. La presidente Sandu aveva avvertito che ad essere sospettati di voler accendere la miccia dei disordini erano agitatori di nazionalità russa, bielorussa, montenegrina e, appunto, serba. A Belgrado e dintorni le simpatie verso la Russia sono particolarmente diffuse, in particolare negli ambienti dell'estremismo ultrà, mentre in Moldavia i timori di un intervento di Mosca, denunciati dall'intelligence Ucraina e confermate dal Sis, il servizio di sicurezza di Chisinau, sono sempre più diffuse. Il Ministero degli Esteri russo, per bocca della portavoce Maria Zakharova ha invece smentito ogni volontà di intervento.
La situazione aveva fatto segnare un punto di svolta venerdì, quando ha dato le sue dimissioni la premier Natalia Gavrilita; lo stesso giorno Sandu ha nominato per l'incarico il suo consigliere per la difesa, l'economista filo-occidentale Dorin Recean. A soffiare sul fuoco sono due oligarchi filo-russi, Ilan Shor e Vladimir Plahotniuc, entrambi in esilio e sotto sanzioni americane. Per sabato a Chisinau sono previste delle manifestazioni di protesta contro il carovita e il timore è che possano essere un inizio di destabilizzazione simile a quello verificatosi a suo tempo in Donbass. A peggiorare le cose sono i 1.500 soldati russi di stanza in Transnistria, regione che secondo il diritto internazionale appartiene alla Moldavia, ma che con l'appoggio di Mosca, si è da 30 anni costituita come entità autonoma.
Il tifo, in questo quadro, può essere utile come potente innesco emotivo. E a confermare quanto il calcio sia ormai del tutto intrecciato con la politica e la guerra, è arrivata ieri una notizia dalla Turchia. In un albergo di Antalya è scoppiata una maxi-rissa tra i calciatori dello Shinnik di Jaroslav (seconda divisione russa) e del Minai (Premier league ucraina). Le due formazioni sono in Turchia per un periodo di preparazione e si sono ritrovate alloggiate nello stesso hotel.
Dopo una serie di scaramucce sedate dal personale dell'albergo, un giocatore russo si è ritrovato da solo in ascensore con un gruppo di calciatori ucraini. L'incendio si è riacceso. Il bilancio dei feriti segnala una costola e un dito rotto.
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