Nei salotti milanesi cresce il fermento sul futuro di Rcs, ma in Borsa il titolo non decolla e chiude la seduta sulla soglia della parità a 0,65 euro. Il primo banco di prova sarà con la semestrale attesa per domani, quella in cui la società dovrà prendere posizione sugli accantonamenti relativi alla richiesta di 600 milioni di dollari di danni, una volta e mezza l'intera capitalizzazione del gruppo, avanzata dal fondo Blackstone nella causa in corso a New York per la mancata cessione dell'immobile di via Solferino. Accantonamenti che finora Urbano Cairo (a cui fa capo il 63% di Rcs) non ha voluto fare, considerando la causa priva di fondamento e anche di giurisdizione.
Sarà il primo vertice senza Gaetano Miccichè, presidente della divisione di corporate & investment banking di Intesa Sanpaolo, dimessosi dal cda di Rcs a tre giorni dalla pubblicazione della trimestrale a causa degli «attuali impegni e di quelli che prevede assumere». La notizia è stata letta come una presa di distanza dall'editore da parte di Intesa, artefice nel 2016 del successo di Cairo nella conquista di Rcs e capofila nel contratto di finanziamento dell'editore dell'agosto 2017. L'attenzione è puntata sulla vecchia guardia, scalzata dal timone di Rcs dall'Opa di Cairo. Ma non solo. Il mercato guarda a un eventuale possibile interesse da parte della famiglia Angelucci, di Luca Corderro di Montezemolo e a un ritorno di fiamma per le famiglie Rotelli e Pesenti. D'altro canto, l'editore del Corriere della Sera, da sempre, attrae interessi molteplici anche dall'estero.
In questo scenario, sarà interessante verificare se altri amministratori prenderanno posizione o piuttosto salteranno l'appuntamento in cda. Gli occhi sono puntati su Marco Tronchetti Provera per Pirelli (azionista al 4,7%), Veronica Gava per Mediobanca (al 9,93%), Carlo Cimbri per Unipol (azionista al 4,89%) e Diego Della Valle (al 7,72%).
Ma ancora di più sarà decisiva la prova dei conti: Cairo
ha portato un gruppo che a fine 2015 registrava 487 milioni di debiti e 175 milioni di perdite all'utile (per Mediobanca chiuderà il 2021 con 48 milioni di profitti) e con un debito attestatosi a fine marzo a 49 milioni.
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