È partito il carrozzone dei soliti vip "antifa": a sinistra si azzuffano per prendere un posto

Da Elodie ad Asia Argento, passando per Toscani e la stampa internazionale: non passa la moda di evocare regimi e di insultare il popolo moderato

È partito il carrozzone dei soliti vip "antifa": a sinistra si azzuffano per prendere un posto

Nell'era dell'ossessione del gender, del rispetto delle differenze e delle specificità, dell'utilizzo levigato e ultra prudenziale delle parole, che vengono piegate e violentate affinché siano assolutamente inclusive, c'è solo un genere che può essere insultato e disprezzato liberamente: quello di centro destra. Chi gravita nell'area che va da Berlusconi fino a Giorgia Meloni non solo può essere denigrato, ma deve esserlo. Intellettualucoli, cantanti poco ispirate, stelle in lenta evaporazione trovano legittimità civica e sociale nel vilipendio del popolo di centrodestra che, per inciso, non è composto esattamente da quattro gatti ma, stando agli ultimi sondaggi, da più del 45 per cento degli italiani. Non avendo idee in testa, si mettono a sbertucciare quelle altrui, dall'alto di una presunta superiorità morale che malcela una palese inferiorità dialettica: perché, quelli di destra, si possono anche insultare ovviamente.

La gara di sciatteria intellettuale la vince a mani basse l'accusa di fascismo. D'altronde gli antifascisti in servizio permanente, tecnicamente, vivono a scrocco da 77 anni, in assenza di fascismo dunque se lo devono inventare.

Un lavoraccio per gli Indiana Jones di labari e fez. Hanno iniziato letteralmente a dare i numeri, questo è uno degli argomenti più razionali letto più volte in rete: «Dunque se si vota il 25 settembre e vince la Meloni formerà un governo un mese dopo, probabilmente il 28 ottobre, che è la data della marcia su Roma e quest'anno è pure il centenario. Tornano i fascisti!». Paolo Flores d'Arcais ha fatto addirittura un editoriale su questa bizzarra tesi, per poi chiosare: «Un cittadino democratico, se capisce la posta in gioco, che è di civiltà, come un secolo fa () voterà anche chi gli fa disgusto, nausea, ribrezzo, pur di mantenere aperte le possibilità di continuare a lottare nel quadro della nostra Costituzione».

L'idea è semplice: tutto quello che non è di sinistra non può andare al governo. La ha teorizzata un paio di mesi Giuseppe Provenzano, vice segretario del Pd: «La Meloni rappresenta una destra estrema, inadatta a governare, attraversata da sentimenti xenofobi e reazionari». Punto. Stop. Bollata a vita.

Anche i giornali fanno la loro parte. Repubblica e La Stampa sono in prima linea per fronteggiare l'onda nera e ogni giorno ricordano «la civiltà indecente» evocata dalle destre (Michele Marzano), l'ombra nera mai fugata da Meloni (Paolo Berizzi) e poi è tutto un accostamento, anche iconografico, a Orban, alla Le Pen (che però è più moderata di lei, sic) e a tutti gli estremisti sparpagliati per l'orbe terracqueo. Ovviamente moltissimo spazio è dedicato alla rassegna stampa internazionale, con tutti i giornaloni anglosassoni, quelli specializzati nel capire un tubo a casa loro figuriamo nella nostra, che pontificano sulla deriva autoritaria dell'Italia. Ma il tiro al centro destra riguarda un po' tutti. Persino Elodie, cantante, attrice ed evidentemente anche politologa, si è espressa con un giudizio lapidario: il programma politico della Meloni mi fa paura. Ma le intemerate di cantanti e scrittori, con insulti anche fisici, nei confronti di Berlusconi e Salvini negli anni sono state tantissime e di una ferocia inaudita. Basti pensare alla valanga di improperi irripetibile ricevuti dal leader della Lega per aver mostrato, in un collegamento qualche giorno fa, una parete con crocifissi e icone di santi. Beh, d'altronde, con la scusa di attaccare la Meloni la sinistra ha anche perso il suo proverbiale rispetto per le donne. Due esempi su tutti: «La schiena lardosa di una fascista», commentò anni or sono una delicatissima Asia Argento; «Una ritardata, brutta e volgare» così la definì il sempre pacato Oliviero Toscani.

Questi sono insulti d'archivio, siamo certi che da quelli alle elezioni ne conteremo a bizzeffe. Perché i difensori della tolleranza a tutti i costi, finiscono sempre per essere i più intolleranti. Specialmente con il «genere» di centro destra.

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