Non c'è più religione. La «pasionaria» Elly Schlein batte con un secco 40 a 0 lo sfidante Stefano Bonaccini nella parrocchia di San Leone a Gragnano, in provincia di Napoli. Il miracolo è compiuto. Il Pd si imbuca anche in un luogo sacro per le primarie. La scelta della location, utilizzata dai vertici locali del partito per allestire il seggio elettorale, fa infuriare però la parlamentare Fi Annarita Patriarca: «È assolutamente inaccettabile che le votazioni per il congresso del Pd si siano tenute nei locali della parrocchia di Gragnano, per giunta alla presenza del segretario provinciale Sarracino».
La vigilia della sfida tra Bonaccini e Schlein per la guida del Pd è accompagnata da tensioni, veleni e clamorosi record. Come a Caserta, in Campania, dove il Pd conquista un altro primato: zero iscritti. Non ci sono militanti. Tutti liquefatti. Evaporati. Traguardo raggiunto: sono scappati tutti. Colpa di una sentenza del tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha annullato migliaia di tessere «farlocche», fatte allo scopo di pilotare il voto. In quel caso i ras delle tessere avrebbero utilizzato la stessa carta di credito per pagare le tessere. Tra ricorsi e contro-ricorsi, la commissione di garanzia ha cancellato l'anagrafe degli iscritti. E dunque l'esito scontato: primarie sospese in provincia di Caserta. Ma il contenzioso, ora in mano ai giudici, potrebbe far slittare addirittura il voto di domenica tra Bonaccini e Schlein. Restando in Campania, sempre nel comune di Gragnano, il voto rievoca metodi stile Gomorra. A denunciarli è il deputato e segretario provinciale uscente Sarracino che sarebbe stato chiuso, in castigo, in una stanza, al buio, per una ventina di minuti. «Anche la stufetta che ci riscaldava è stata staccata e nessuno poteva entrare o uscire», raccontano i presenti alla spedizione.
L'antefatto. Sarracino era andato a Gragnano per le convenzioni degli iscritti. Con lui anche un garante, Lorenzo Fattori. Il Pd non ha una sede, viene dunque utilizzato un ufficio del consigliere comunale Antonio Marinaro. La segretaria del circolo, Silvana Somma, interviene, come da prassi, e chiede lumi al segretario uscente sulle passate comunali. Gli animi si surriscaldano. E quando viene chiesto a Sarracino di andarsene, lui rimane seduto. È a quel punto che viene staccata la corrente e sbarrata la porta.
«A un certo punto abbiamo capito che non ci avrebbero fatto celebrare il congresso racconta Fattori perché hanno staccato la corrente, siamo rimasti al buio e senza neanche la stufetta che ci riscaldava. E hanno bloccato l'ingresso. Insomma non si poteva né uscire né entrare». Fattori a quel punto telefona al presidente della commissione congressuale, Gino Cimmino per dirgli che avrebbero dovuto cambiare sede. Cimmino dà l'ok e così si spostano. Il congresso, infatti, si celebra ma in un altro posto. Nella parrocchia di San Leone. Sembra la trama di una fiction. Ma è semplicemente il Pd. Altre polemiche arrivano dalla Calabria e dall'Emilia Romagna.
Problemi di tessere si registrano anche nella «rossa» Bologna, dove i ras locali sono divisi tra il governatore Bonaccini e la Schlein, appoggiata dai post- Pci come il sindaco Lepore. Mentre in Calabria è stata negata l'iscrizione all'ex governatore Mario Oliverio.
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