Non facciamo spoiler, altrimenti vi roviniamo il film. Genere: è una bella storia di Natale. Attori protagonisti: il sindaco di Bologna Matteo Lepore (foto), la Fondazione Bologna Welcome, la sigla sindacale Sgb (sindacato generale di base), lo staff Benessere organizzativo dell'area Personale e organizzazione di Palazzo D'Accursio (esiste, giuriamo) e poi l'attore non protagonista, un genio, però non si sa chi sia. Location, cioè ambientazione: il comune di Bologna, ossia Palazzo D'Accursio, che per inciso è quel municipio che nell'ottobre 2023 ha bandito dal linguaggio amministrativo parole come «fratellanza» e «paternità» (quando riferite a donne) per sostituirle con «solidarietà» e «maternità» (quindi Picasso ha la paternità della tal opera, Frida Kahlo ha la maternità di un'altra). Infine la trama, invero avvincente, mettetevi comodi: il sindaco di Bologna Matteo Lepore, in occasione delle feste natalizie, decide di regalare ai circa quattromila lavoratori del Comune una tessera digitale che concede ingressi gratuiti e sconti per musei, teatri, cinema, concerti, corsi e festival: un regalino che si chiama card cultura e che costerebbe 25 euro ciascuna, quindi il valore dell'operazione si aggira attorno a poco più di 100mila euro, mica poco; allegata alla card c'è una mail firmata dallo staff «Benessere organizzativo» (dell'area Personale e organizzazione) che fornisce le istruzioni per attivare a tessera, queste: «Al momento del pagamento inserisci il codice promozionale alfanumerico univoco 27UP1dOcOcO9lion3». Prego rileggere la password, che a ben vedere sembra reciti «stupidocoglione». Certo che ce ne vuole, di malizia, per leggerci «stupidocoglione». A guardare proprio bene, però, accidenti, sembra proprio che ci sia scritto «stupidocoglione». Da qui la domanda: non è che per caso il sindaco Lepore ha dato di stupido coglione ai suoi 4.000 dipendenti comunali? Fine primo tempo.
Secondo tempo. Interviene certo Massimo Betti dell'attivissimo sindacato di base (Sgb) che si è sentito chiamato in causa e ha pensato pure lui che 27UP1dOcOcO9lion3 equivalesse a stupidocoglione, quindi si esprime: «I dipendenti comunali saranno pure dei coglioni», riflette, «ma non così tanto da non riuscire a decifrare il codice, tacere e accettare la beffa della lettera del Comune. Il sindaco chieda scusa pubblicamente per questa vergogna, modifichi immediatamente il codice e prenda provvedimenti nei confronti dei suoi dirigenti che non hanno vigilato o pensato». L'impressione è che ci abbiano pensato bene, ma comunque, in sintesi: il sindaco avrebbe regalato 100mila euro di tessere ai dipendenti ma dicendo loro «tenete, stupidi coglioni» sicché gli interessati (s'intende i dipendenti) ora vogliono delle scuse e una punizione per qualcuno, non si sa chi, forse il tecnico che ha impostato la password che in effetti sembra dire stupidi coglioni.
Il sindacato, nel finale, ne approfitta per chiedere a Lepore anche 3 milioni di euro per adeguare lo stipendio all'inflazione (così, di passaggio) e il comune comunque si scusa, dice che aprirà un'indagine e che «saranno assunti i provvedimenti tecnici ed organizzativi conseguenti affinché non si ripetano episodi di questa natura». Traduzione: niente. Non sveliamo il colpevole, come detto, e sarà una sorpresa, perché a Bologna a celarsi dietro il mistero dello «stupido coglione» potrebbero essere davvero in tanti.
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