«Due anime nello stesso petto»: l'Unione europea. Eccola l'immagine a effetto che Emmanuel Macron, leader politico ma anche filosofo mancato (da studente, fu collaboratore di uno dei più importanti pensatori del '900, Paul Ricur) riserva all'inaugurazione di quella che si potrebbe definire la prima sessione di terapia di coppia tra Parigi e Berlino. Dopo le frizioni degli ultimi mesi, e la crisi sugli aiuti a Kiev, i due Paesi si ritrovano a festeggiare le nozze di diamante alla Sorbona, provando a rinverdire le sorti di quel Trattato dell'Eliseo siglato sessant'anni fa dal generale De Gaulle e dall'allora cancelliere Adenauer.
Il rapporto sembrava prossimo al naufragio. La cerimonia aperta ieri da Olaf Scholz è invece nel segno della seconda chance: «L'avvenire poggia sulla cooperazione dei nostri due Paesi, siamo la locomotiva di un'Europa unita», dice il cancelliere; ammette che il motore franco-tedesco è un «meccanismo di compromessi» capace di «trasformare controversie e interessi divergenti in azioni convergenti». E giù applausi. Il segnale plastico dell'apparente ricucitura è dato dalla presenza a Parigi di 120 parlamentari tedeschi e altrettanti francesi, e di pezzi-chiave dei due governi. L'inquilino dell'Eliseo parla di «sincronizzare la visione». Tutto sembra a posto. Salvo quando nella conferenza stampa del pomeriggio si cominciano a snocciolare i temi sui cui il «motore» si era inceppato, tanto sulle strategie energetiche quanto sui carri armati a Kiev.
Macron non esclude di fornire i tank Leclerc all'Ucraina («Ho chiesto al ministro della Difesa di lavorarci»). Scholz resta sibillino sui Leopard: «Continueremo ad agire in funzione della situazione», dice, promettendo sostegno «fin quando necessario». Ma sotto la lettera A di Anniversario del Trattato si celano vecchi e nuovi distinguo tra Parigi e Berlino: la A di Alleato aveva già assunto le sembianze della A di Antagonista a settembre, quando la Germania mise in campo un piano da 200 miliardi per aiutare famiglie e imprese contro l'inflazione, senza informare la Francia né le autorità Ue.
Macron ieri ha invece incassato da Scholz l'idea di «rafforzare la sovranità strategica europea» nei confronti di Usa e Cina: un accordo per dare «rapida» risposta Ue all'Inflation reduction act (Ira) americano. Permangono le divergenze sul dossier energia, viste anche le diverse scelte sul nucleare. Ma Parigi e Berlino provano a unirsi in chiave continentale per fronteggiare la prima e la seconda economia globale. «La prima cosa - spiega Scholz - è assicurarsi che noi, come Ue, non siamo trattati peggio di Canada e Messico, ciò non può essere accettato», dice, aggiungendo che gli Usa hanno mostrato «grande comprensione. Sono molto fiducioso che raggiungeremo un'intesa nella prima parte dell'anno».
L'incontro della Sorbona segna un riavvicinamento quasi obbligato. Berlino ha già stretto accordi per vendere elettricità alla Francia, e si lavora anche a meccanismi comuni di acquisto del gas, dato che la Germania ha ridotto la sua dipendenza dalla Russia. E Macron annuncia soprattutto un nuovo patto di estensione del gasdotto H2med che, grazie ai finanziamenti Ue, non collegherà più solo la Spagna alla Francia: ma pure Berlino «sarà partner di questo progetto di infrastruttura nel campo dell'idrogeno». La pipeline sottomarina tra Barcellona e Marsiglia sarà estesa. E Scholz può tornare a casa sventolando agli ecologisti un accesso al corridoio verde che sarà operativo nel 2030, in grado di trasportare oltre 2 milioni di tonnellate di idrogeno all'anno, circa il 10% del fabbisogno stimato dell'Ue.
Ma cosa è cambiato in questi mesi? Certamente il peso di Berlino, visti i 200 miliardi investiti per ricostruire la macchina bellica tedesca: potenza politica e di nuovo militare. Se Macron vuol restare in prima fila nel supporto a Kiev, non può non ottenere da Berlino un impegno sui Leopard. A patto «che non ci sia un'escalation, che possano fornire un sostegno efficace e che non si indeboliscano le nostre capacità di difesa», concede il francese.
Macron da tempo sta creando una sorta di poligamia politica che adotta ormai come strategia di sopravvivenza della sua leadership in campo Ue.
Tenta di diversificare le sue partnership, e dopo la visita a Barcellona per accordi col premier spagnolo Pedro Sanchez, e i tentativi di instaurare una collaborazione anche con Roma, all'Eliseo serve avere la nuova Germania ancorata a sé. Per tornare a dividersi, su Balcani e affari, c'è tutto il tempo.
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