Pd, battaglia in vista per i capigruppo di Camera e Senato: prime grane per Letta

Il nuovo segretario vorrebbe sostituire Delrio e Marcucci, capigruppo dem alla Camera e al Senato, considerati vicini a Renzi. Nel Pd si discute anche di amministrative

Pd, battaglia in vista per i capigruppo di Camera e Senato: prime grane per Letta

La tregua tra le correnti in casa Pd che è seguita alla nomina a nuovo segretario di Enrico Letta sembra già vacillare. È bastata meno di una settimana, infatti, per rompere quell’armonia che si era creata tra le varie anime dem, forse ad eccezioni di Base Riformista finita nel mirino in quanto considerata molto vicina a Renzi.

A scatenare le nuove tensioni è stata la nomina improvvisa dei due vice segretari e dei componenti della segreteria nazionale, organismo che sarà formato da 16 membri. "Le correnti interne hanno fiutato il pericolo e stanno prendendo le misure a neo segretario; altri contropiedi non saranno accettati", hanno spiegato alcuni big dem secondo quanto riferito da Marco Antonellis su Italia Oggi. In altri termini, a molti dem va bene lasciar fare al segretario ma il rischio è che «si stava meglio quando si stava peggio», ovvero quando alla guida del Pd c’era Nicola Zingaretti. "Con lui potevamo fare quello che volevamo- avrebbero spiegato alcuni esponenti dem- e con palazzo Chigi parlavamo e trattavano noi".

La luna di miele tra Letta e le correnti del partito, insomma, potrebbe essere già agli sgoccioli. La cartina di tornasole sarà la partita riguardante i capigruppo di Camera e Senato. Attualmente questi incarichi sono occupati da Graziano Delrio e Andrea Marcucci, due esponenti dem di primo piano che, però, hanno una pecca: sarebbero troppo "nostalgici" dell’ex rottamatore. Letta gradirebbe le loro dimissioni come gesto di rispetto. Ma i due non hanno alcuna intenzione di assecondare i desideri del nuovo leader.

Questa presa di posizione, in realtà, potrebbe essere un indicatore del malumore che si respira nel Pd. Le correnti interne non sono disposte a concedere altro a Letta dopo il contropiede subito con l'improvvisa nomina dei due vice segretari e dei componenti della segreteria nazionale. Ma ad alimentare ulteriormente le tensioni vi è anche la questione del "coordinatore" della segreteria, non ancora nominato. "È scontato che sarà Marco Meloni", avrebbe fatto sapere Letta a chi chiedeva qualche informazioni in merito.

Il nuovo segretario dem, però, ha anche altri problemi da risolvere. Tra questi vi è la delicata questione delle elezioni amministrative. È vero che c’è ancora un po’ di tempo per siglare accordi e trovare i candidati giusti da presentare agli elettori (il voto si doveva tenere in primavera ma è stato rinviato al prossimo autunno a causa dell’emergenza sanitaria) ma è necessario imprime un’accelerazione per evitare brutte sorprese. Il centrosinistra, incluso anche il M5s, rischia di andare al voto in ordine sparso, scenario che favorirebbe il centrodestra e che a Roma potrebbe addirittura mettere a repentaglio l'accesso al ballottaggio per l'eventuale candidato Pd.

Letta conosce i rischi e per questo lavora a rinsaldare l’alleanza con i pentastellati e, nel caso della Capitale, trovare un candidato che possa mettere tutti d'accordo: il nome emerso negli ultimi giorni è quello di David Sassoli.

Ma c’è da superare l’ostacolo di Virginia Raggi, l’attuale primo cittadino di Roma che ha intenzione di ripresentarsi. Difficilmente i dem potrebbero sostenerla dopo anni di opposizione. I giochi sono aperti e le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo.

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