Sembra che la mano sinistra della maggioranza non sappia cosa stia facendo la mano destra. Il governo corre ai ripari sulla patrimoniale, dopo il blitz di Pd e Leu che con un emendamento alla finanziaria chiedono di tassare i patrimoni superiori a 500mila euro. La maggioranza giallorossa ci riprova. Ma è costretta al passo indietro. La conferma del caos che accompagna l'approvazione della manovra arriva da un altro dato: 6.999 sono gli emendamenti depositati. Di cui quasi la metà, 3mila circa, sono stati presentati dai partiti della maggioranza. In pratica, le forze politiche che sostengono il governo hanno già bocciato la manovra che lo stesso governo ha approvato. Una contraddizione che la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni subito coglie: «Su 7 mila emendamenti presentati alla manovra di Conte, Gualtieri, Di Maio, Renzi e Speranza, quasi 3mila arrivano dai partiti di Conte, Gualtieri, Di Maio, Renzi e Speranza. Se non credono loro stessi nelle leggi che scrivono, perché dovrebbero farlo gli italiani?».
Ma lo scontro vero nella maggioranza si consuma sulla proposta di introdurre una patrimoniale. L'emendamento porta la firma di Matteo Orfini (Pd) e Nicola Fratoianni(Leu): una tassa sui grandi patrimoni a partire da una base imponibile di 500mila euro. Per metà giornata, dall'esecutivo non arriva alcuna presa di posizione. Solo nel tardo pomeriggio, trapela la prima mezza retromarcia: «L'emendamento alla manovra sull'introduzione di una patrimoniale è il frutto di una iniziativa libera ma individuale di alcuni deputati del Pd, che però non impegna il gruppo», spiegano da fonti del gruppo dem alla Camera. Sullo stop che filtra dal Nazareno ironizza Matteo Orfini, tra i firmatari dell'emendamento: «Leggo che il Pd fa sapere attraverso anonime fonti che è una libera proposta di alcuni suoi deputati, ma che non impegna il partito. Apprezzo il consueto coraggio». Intanto, il fronte nel Pd pro-patrimoniale si allarga. Il senatore Francesco Verducci, componente della direzione nazionale, incalza i vertici del partito: «Serve coraggio e visione per rispondere alla crisi. L'imposta sui grandi patrimoni è la leva per cambiare mentalità rispetto alle ricette fallimentari del neo-liberismo e per tornare a promuovere redistribuzione e contrastare le diseguaglianze». Italia Viva mostra il petto e dice no: «Siamo sempre stati contrari ad ogni aumento di tasse e siamo sempre stati contrari alla patrimoniale», puntualizza Davide Faraone, presidente dei senatori. «Niente patrimoniale», rincara Ettore Rosato (Iv). Esce dall'imbarazzo anche il M5s. Luigi di Maio, ministro degli Esteri, stoppa la proposta: «Ok liberare gli italiani delle piccole tasse, dei cavilli e della burocrazia, è una proposta che il M5S sposa da anni, ma nessuna patrimoniale. Sarebbe folle in un momento di crisi come questo, in cui le nostre imprese hanno bisogno di ossigeno e le famiglie di lavoro, introdurre qualsiasi tipo di patrimoniale. Il M5S è sempre stato contrario e continuerà ad esserlo». Per il ministro grillino «colpire imprenditori, commercianti e chi crea posti di lavoro in Italia è totalmente sbagliato. In un momento come questo la politica deve dare, non chiedere. Ha già chiesto per anni, troppi anni. E ora abbia l'umiltà di dare il buon esempio: invece di bussare alla porta degli italiani inizi a tagliarsi i privilegi e gli stipendi. Questo Paese ha bisogno di normalità, solo così potremo costruire un rapporto di fiducia tra Stato e cittadini». Ma Leu non molla.
Il capogruppo alla Camera dei Deputati Federico Fornaro raddoppia: «In questa fase, chi ha di più è giusto che dia di più ed è per questo che insieme ad altri colleghi del gruppo di Liberi e Uguali ho presentato un emendamento alla legge di bilancio per istituire, per il solo anno 2021, un contributo di solidarietà a carico delle grandi ricchezze, che è misura differente e alternativa alla cosiddetta patrimoniale».
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