Il Pd fa quadrato sul reddito per un nuovo asse con il M5s

I capicorrente filo-grillini preparano il dopo voto (e il dopo Letta): un campo largo giallorosso in Parlamento

Il Pd fa quadrato sul reddito per un nuovo asse con il M5s

Giuseppe Conte e Dario Franceschini «rottamano» Enrico Letta e si preparano a far rifiorire il campo largo in Parlamento dal 26 settembre prossimo. L'alleanza giallorossa risorge nel nome del reddito di cittadinanza. Il sussidio grillino fa ricontrare i vecchi alleati. L'agenda Draghi è già archiviata. Tra i dem sono ora tutti pazzi per il Reddito. La misura bandiera dei Cinque stelle si conferma nel Sud del Paese una potentissima arma di consenso. E il Pd, che nel 2018 votò contro l'introduzione del Reddito di cittadinanza, promettendone la cancellazione, si fionda sopra nella speranza di drenare qualche voto. Al Nazareno già si pensa al dopo Letta. La sconfitta nel voto del 25 settembre è dato certo. Il ministro della Cultura Franceschini, capolista al Senato a Napoli, sta lavorando per la ricostruzione dell'alleanza Pd-Cinque in Parlamento dal giorno dopo il voto. Il leader dei Cinque stelle pone una pregiudiziale: «Con Letta è impossibile dialogare».

Franceschini raccoglie l'assist e si prepara a sfrattare l'ex premier dal Nazareno. Tolto l'ostacolo (Letta), il campo largo può rinascere su una base comune: l'assistenzialismo. Il Mezzogiorno sarà il terreno su cui far decollare il nuovo patto Pd-M5S. Il segretario si sente accerchiato e reagisce con rabbia: «Sono surreali questi attacchi al Pd da parte di M5S e Calenda. Ma forse sono anche l'ammissione di una debolezza, la prova del fatto che sanno di aver già perso e vogliono far perdere anche il Pd» dice al Manifesto. Il leader dei democratici prova a marcare la differenza da Franceschini: «Il Pd sarà il partito del lavoro». Cerca uno spazio. I tre tenori della nuova alleanza giallorossa, oltre il ministro Franceschini, sono Francesco Boccia e il ministro Roberto Speranza. Il nuovo patto nasce in nome della difesa a oltranza del reddito di cittadinanza. Franceschini da Napoli avverte: «Dobbiamo difendere il reddito dall'assalto della destra che vuole cancellarlo». Giravolta senza precedenti. Conte gonfia il petto e sorride: «Pensare di abolire il reddito di cittadinanza è una follia. Il problema non è il reddito ma il lavoro sottopagato, due tre quattro euro lordi l'ora». L'ex premier rivendica che «con il reddito abbiamo salvato dalla povertà un milione di persone durante la pandemia. Senza coesione sociale non vai da nessuna parte». Dichiarazioni sovrapponibili. Conte e Franceschini si mostrano come una coppia affiatata. Sembra passata un'eternità dai giorni in cui il governatore della Campania Vincenzo De Luce nei suoi monologhi settimanali attaccava i percettori del Reddito: «Parassiti, camorristi».

E ora? Resta in silenzio davanti agli elogi che arrivano dal suo partito? Così come muto resta il figlio Piero, capolista del Pd in Campania. Tutti convertiti all'assistenzialismo grillino in nome del tornaconto elettorale. Boccia è un altro il primo fan dell'alleanza Pd-Cinque stelle. Nella sua Puglia Michele Emiliano è stato il primo governatore Pd a sperimentare una giunta giallorossa. Il Pd ha compreso che nel Mezzogiorno il consenso per il M5S arriva in gran parte dai percettori del sussidio. E dunque se si vuole ritornare a vincere l'alleanza è inevitabile. Così come la difesa senza esitazioni del reddito. Si guarda agli appuntamenti a breve scadenza: a novembre ci sono le elezioni regionali nel Lazio. Il Pd, senza l'alleanza con i Cinque stelle, è destinato alla sconfitta certa. Ma si guarda anche al dopo: in Parlamento bisognerà ricostruire l'asse Pd-Cinque stelle. Sia per prepararsi ai prossimi appuntamenti elettorali.

Sia nel caso, sondaggi alla mano difficile, che il centrodestra non ottenga una maggioranza netta nei due rami del Parlamento. Il percorso è tracciato: Pd e M5s sono pronti a riabbracciarsi. Un matrimonio che si poggia su due pilastri: reddito di cittadinanza e pensionamento anticipato per Letta.

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