Il Pd ha un problema e si chiama M5S. I dem guardando “con preoccupazione” alla diaspora in corso tra i grillii. Lo ha detto chiaramente Debora Serracchiani, capogruppo del Pd alla Camera che, intervistata da La Stampa, ha detto:"Noi guardiamo con grande attenzione a quanto sta accadendo nel Movimento 5 Stelle, poiché per la costruzione del 'campo largò di cui parla Letta si deve partire da chi ci è vicino ed ha condiviso con noi alcuni percorsi". Anche il suo predecessore Graziano Delrio, dalle colonne di Repubblica, chiarisce: "Noi non siamo sugli spalti a fare il tifo per qualcuno, ma in un partito maturo la democrazia interna è fondamentale. Quindi difendiamo sempre i dibattiti, rispettiamo i percorsi. Mi pare che la loro discussione non metta in dubbio, almeno spero, l'alleanza con noi". E, poi, aggiunge: "Certo, abbiamo interesse ad avere al nostro fianco un alleato forte". E, invece, il M5S, soprattutto in questo momento, appare debolissimo.
I democratici sono, dunque, in una sorta di “vigile attesa”, nella speranza che la diatriba in atto tra il leader Giuseppe Conte e il titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, si risolva senza che vi si crei una scissione dentro il M5S. “Pur non entrando nelle dinamiche degli altri partiti mi auguro che si ricomponga questo scontro e che il M5S, come è avvenuto dal governo Conte-bis in poi, continui ad essere un interlocutore e un alleato importante”, dice a ilGiornale.it il deputato Walter Verini che si mantiene neutrale nella guerra tra contiani e dimaiani e si limita ad auspicare che “questo confronto sia per loro un'occasione di crescita e di passaggio”. Anche il collega di partito Stefano Ceccanti se ne tira fuori: “Nel 'basso' non ci sono stati riflessi relativamente a questo scontro. Noi deputati, anche come dimostra l'elezione del presidente della Repubblica, lavoriamo sempre benissimo con la base dei parlamentari pentastellati”. Poi, però, ammette: “Nella partita per il Colle, quello che ha giocato meglio è Di Maio perché è stato più lineare nel percorso che ha portato alla rielezione di Mattarella”. In ambienti Pd, ormai, il ministro degli Esteri gode di una maggior fiducia e considerazione rispetto al leader ufficiale del M5S, ossia l'ex premier Conte. “Mi sembrano entrambe due persone affidabili, però Di Maio, soprattutto durante la questione del Quirinale, si è mosso meglio e ha mostrato molta correttezza istituzionale”, conferma la deputata Patrizia Prestipino.
I timori sull'alleanza giallorossa
Questa maggior affidabilità nasce anche dalla consapevolezza che Conte non controlla i gruppi parlamentari, mentre Di Maio sì tanto è vero che è riuscito a far eleggere due personalità a lui vicino come capigruppo di Camera e Senato. E così, proprio colui che, inizialmente, si è mostrato più tiepido nell'alleanza col Pd, ora sembra diventato un amante della stabilità. Ma ciò non toglie che, ora, anche tra i parlamentari dem, comincino a sorgere dei dubbi sulla solidità della coalizione giallorossa. “L'alleanza non è messa in discussione ma, ovviamente, si valuta alla lunga sui temi come la giustizia e la legge elettorale”, spiega ancora la Prestipino che avverte: “Per la pazzia di qualcuno non si può mandare all'aria tutto, anche perché a sinistra non abbiamo un altro campo allargato”. Il senatore orfiniano Francesco Verducci, invece, frena e dice: "Esiste un'alleanza in Parlamento, ma la nascita di un'alleanza politica per il Paese è tutta da verificare e va costruita sui temi e sui progetti”. I democratici valutano positivamente l'evoluzione del M5S da movimento anti-casta e anti-euro a partito liberal-progressista che ha abbandonato le sue posizioni anti-parlamentariste.
Il nodo vero non sarà tanto chi avrà la meglio tra Conte o Di Maio, ma se, chiunque prevarrà, sarà disposto a trovare un punto di incontro soprattutto su un tema come quello sulla giustizia su cui le posizioni tra Pd e M5S sono ancora assai lontane.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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