Il Pd è un partito per vecchi I giovani invaghiti di Grillo

Renzi pensa di conquistare i 18enni a colpi di bonus Ma pure «l'Unità» arriva ad ammettere lo scollamento

Il Pd è un partito per vecchi I giovani invaghiti di Grillo

Beata gioventù. Che cosa chiede, in fondo, un ragazzo dai 18 ai 30 formatosi in questi anni di crisi e perdita delle certezze? Magari d'avere qualche esempio di virtù dai matusa. Roba facile, di base, tipo: le promesse vanno mantenute, chi comanda è sempre eletto dal popolo, le bugie non si dicono. Ma poi, invece, dopo aver sbuffato davanti a ogni Tg di Stato, a ogni talk del giro di teatranti, scopro sulla mia pelle che la realtà è altrove, persino sul web. Quanto ti è stato promesso non s'avvera, il lavoro non c'è se non all'estero, papà deve restituire 80 euro. Pensare positivo come concetto va bene, pensa il povero giovane, basta che non sia una presa per il sedere. Perché altrimenti la delusione è cocente e a una certa età non si perdona.

Cose da non credere? Chiedetelo al Nazareno, allo staff di Matteo Renzi in persona, nel quale è suonato un allarme rosso dal sapore beffardo. Altro che rottamazione, il Pd non è un partito per giovani. La fuga s'è accelerata proprio durante la narrazione di Matteo e le ultime analisi elettorali sulle Amministrativelo stanno lì a dimostrarlo. Da ultimo, quella di Swg, che viene proposta anche dall'Unità renziana, arrivata sul sito a dover ammettere sconsolata che «tutti i principali candidati del M5S confermano la leadership del movimento sull'elettorato giovanile: Raggi a Roma, Corrado a Milano, Appendino a Torino e Bugani a Bologna mostrano nella fascia di età 18-34 anni risultati superiori alla media». Il confronto è impietoso: la Raggi, per esempio, vanta in quelle fasce di età rispettivamente il 15 e il 9 per cento in più di appeal rispetto alla media; Giachetti, tanto per dire, invece va sottozero, mentre riceve il 10 per cento in più della media nel voto degli ultrasessantenni. Una specie di soccorso d'argento. Che il Pd fosse un partito per pensionati era noto, in verità. In un'inchiesta del Cise nel 2012, i risultati mostravano l'invecchiamento precoce, cui però corrispondeva una tenuta dell'elettorato giovanile. La nota dolente, in quel caso, era semmai l'elettorato attivo, dai 35 ai 50, restio a quella stanchezza burocratica che sembrava essere incarnata dalla vecchia dirigenza dei Bersani e dei D'Alema. Per fortuna, poi, è venuto il giovane segretario fiorentino, capace come pochi di parlare all'elettore «di mezzo». Però anche, come si rileva oggi, un po' troppo propenso a parlare ai ragazzi con leggerezza e superficialità, cercando di risolvere la questione con un bonus ai diciottenni, una mancetta suonata persino offensiva. Al sito dell'Unità non resta che la presa d'atto: «Parallelamente, è il Pd a soffrire proprio l'incapacità di parlare a questo elettorato, con Giachetti, Valente, Fassino e Merola a segnare il passo...», si scrive. Candidati bolliti, come non è sfuggito allo stesso Renzi.

Il quale, dopo aver visto la Raggi e l'Appendino in tv, pare abbia guardato sconsolato il proprio staff (non risulta fosse presente la Serracchiani) e avrebbe sospirato: «Ma perché noi non abbiamo candidate così?». Una volta tanto, la domanda avrebbe dovuto rivolgerla allo specchio. A quell'ometto di mezzo, e sempre più ingrigito.

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