Il Pd prova a scaricare le coop ma le indagini lo sbugiardano

Serracchiani fa spallucce: "Un problema per il Paese non nostro". Chissà cosa ne pensa il ministro Poletti...

Il Pd prova a scaricare le coop ma le indagini lo sbugiardano

Roma - Le Coop? «Non sono un problema per il Pd ma per il Paese. Dobbiamo superare la questione della poca chiarezza nei rapporti». Il vicesegretario del Partito democratico e governatore del Friuli, Debora Serracchiani, fa spallucce. Da quando Mafia Capitale, l'inchiesta fiorentina sugli appalti e quella napoletana su Cpl Concordia hanno messo bene in evidenza che la cooperazione rossa non è immune dal male oscuro della corruzione (anche a vantaggio della sinistra), il mondo delle Coop non è più parte integrante del sistema-partito, è diventato improvvisamente alieno.

Molto più del vecchio stratagemma comunista dei «compagni che sbagliano», qui siamo al vero e proprio disconoscimento. «Io e il Pd guardiamo con attenzione e rispetto a moltissime cooperative. Vogliamo un mondo senza cinghie di trasmissione. Finalmente parliamo agli autonomi, finalmente guardiamo veramente alla precarietà», ha detto ieri in un'intervista alla Stampa . Insomma, da vera e propria «filiazione» del partito, le coop adesso sono figlie di nessuno. E via con il solito rosario di «servono regole stringenti contro la corruzione», «non è un bene che una persona rimanga nella stessa amministrazione troppo a lungo» e «dovrebbe essere normale un ricambio».

Peccato che i fatti smentiscano ampiamente questa estraneità. E che il sistema delle «porte girevoli» tra partito e Coop abbia sempre funzionato benissimo. Si pensi al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, assessore Pci a Imola e poi consigliere provinciale a Bologna e poi «catapultato» alla guida di LegaCoop. E anche oggi ai vertici delle due massime espressioni del mondo cooperativo rosso si trovano due uomini che hanno fatto parte della nomenklatura : il presidente di Unipol, Pierluigi Stefanini, è stato segretario della Federazione Ds di Bologna, mentre il suo successore alla guida di Coop Adriatica, Adriano Turrini, è un ex consigliere comunale del Pci. Funzionario di partito è stato anche Claudio Levorato, presidente del colosso bolognese Manutencoop e acerrimo nemico di Roberto Casari, il presidente della modenese Cpl Concordia.

Sorprende, pertanto, che Serracchiani voglia annacquare un legame solido e forte con la Lega delle Cooperative, un gigante da 81,7 miliardi di fatturato e circa 500mila occupati, che del partito e dei suoi leader non si è mai dimenticato. E anche se non è indagato per i fatti di Ischia, a chi si è rivolta la Fondazioni ItalianiEuropei di Massimo D'Alema nel 1999 quando nacque? Alla LegaCoop che, tramite i suoi associati, erogò un contributo complessivo di oltre 500mila euro.

E non è un caso, molto probabilmente, che lo storico presidente della Lega, Ivano Barberini (scomparso sei anni fa) sedesse nel consiglio di amministrazione del think-tank dalemiano. Le coop, però, ora sono «un problema per il Paese». Il Pd, a colpi di etica e di codici comportamentali, è già andato oltre, scappato. Un presunto latitante...

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