Per Marino è davvero finita: 26 consiglieri si sono dimessi

In 26 consiglieri dal notaio per depositare le dimissioni. I 19 consiglieri Pd non bastano a far cadere il sindaco. E arrivano i centristi in soccorso. Marino: "Perché rifiutano il confronto in Aula?"

Per Marino è davvero finita: 26 consiglieri si sono dimessi

Il Pd ha trovato i numeri per cacciare Ignazio Marino. È stata infatti raggiunta (e superata) "quota 25", ovvero il numero di consiglieri dimissionari necessario a far cadere Consiglio e Giunta in Campidoglio. Dopo aver raccolto le firme nella sede dei gruppi consiliari capitolini, le dimissioni di massa sono piovute addosso al sindaco di Roma che ieri ha deciso di rimanere in sella per lanciare l'ultima, sfrontata sfida a Matteo Renzi e al Pd che gli hanno voltato le spalle. "Mi chiedo perché se un sindaco chiede confronto in un luogo democratico come l’aula - commenta Marino - le forze politiche usano qualunque strumento, anche le dimissioni di massa, per impedire questo confronto".

Si stringe il cerchio attorno a Marino. I primi a scaricarlo sono stati il capogruppo dem Fabrizio Panecaldo, Cecilia Fannunza e Michela Di Biase. Si sono fiondati in via del Tritone a firmare davanti al notaio. E così, uno dopo l'altro, tutti i 19 consiglieri espressi dal Nazareno. Gli alleati di Sel, invece, non gli sono andati dietro. "Questa situazione è incomprensibile - ha tuonato il capogruppo Gianluca Peciola - il Partito democratico non è riuscito a mandare a casa Alemanno e invece riesce a mandare a casa Marino. Questo dovranno spiegarlo ai romani e a tutto il Paese". Così il Pd ha cercato alleati per far cadere una volta per tutti il sindaco. Alle annunciate dimissioni dei 19 consiglieri dem si sono così aggiunte quelle di consiglieri di altri gruppi. Sono così spuntati la consigliera Svetlana Celli della Lista civica di Marino, Daniele Parrucci di Centro democratico, Roberto Cantiani di Ncd e i fittiani Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato. E persino Alfio Marchini e il "suo" consigliere Alessandro Onorato.

Le dimissioni dei 26 consiglieri comunali, una in più del quorum, hanno determinato lo scioglimento dell’assemblea capitolina e della Giunta (già orfana di otto assessori) e, di conseguenza, la decadenza di Marino dalla carica di sindaco. Adesso il prefetto Franco Gabrielli può nominare il commissario. "Al massimo entro lunedì - spiega il senatore dem Stefano Esposito - il commissario sarà operativo".

In serata Marino si presenta davanti ai giornalisti, per l'ultima conferenza stampa, in cui traccia un bilancio della propria esperienza (leggi qui). "Ora i conti sono in ordine. Oggi Roma è tornata aessere virtuosa. Abbiamo chiuso il capitolo Parentopoli, abbiamo sbarrato le porte al malaffare". E attacca duramente il Pd: "Ha rinnegato il proprio stesso nome e dna. La crisi auspicavo si potesse chiudere in aula invece si è preferito di andare dal notaio, segno di una politica che decide fuori dalle sedi democratiche riducendo gli eletti a persone che ratificano decisioni assunte altrove: ciò nega la democrazia".

A Marino ha subito replicato Matteo Renzi: "Al Pd interessa Roma, non le ambizioni di un singolo, anche se sindaco e per questo faremo di tutto per fare del Giubileo con Roma ciò che è stato l'Expo per Milano. Questa pagina si è chiusa, ora basta polemiche, tutti al lavoro".

In serata Francesco Paolo Tronca, prefetto di Milano, è stato nominato commissario di Roma.

Raggiunto telefonicamente da Omniroma, il prefetto Franco Gabrielli ha affermato: "Ho già firmato il decreto di nomina. Il prefetto Paolo Tronca domani terminerà il suo lavoro all’Expo e inizierà a lavorare per Roma".

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