![Il Pd schiera i big per arginare Elly. Veltroni in campo con l'ala riformista](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/10/1739164296-22749685-large.jpg?_=1739164296)
Elly Schlein continua a battere sul chiodo di una coalizione che sia «testardamente unitaria», ma la segretaria deve cominciare a guardare dentro il suo partito, oltre che alle mosse di Giuseppe Conte e degli altri potenziali partner di un «campo largo» di cui ancora non si conoscono gli equilibri, né la sua composizione. Le correnti del Pd, infatti, hanno deciso di interrompere la pax interna che durava dall'elezione di Schlein alla segreteria. E nelle ultime settimane i segnali dell'attivismo della minoranza dem si stanno moltiplicando. I riformisti si riorganizzano e puntano sulla nostalgia dei «padri nobili» - Prodi, Gentiloni, Veltroni - per depotenziare una leader che appare sempre più chiusa insieme a pochi fedelissimi. Avulsa dalle dinamiche di un Pd di nuovo in movimento. È quella che, alcuni dirigenti dem, chiamano «la fronda dei convegni». Un'offensiva che si è intensificata a partire dal 19 gennaio scorso, con gli incontri paralleli di cattolici e liberal, a Milano e Orvieto. E ora un altro convegno. Con un ospite d'eccezione. Dopo il ritorno di Paolo Gentiloni e le incursioni di Romano Prodi, è la volta di Walter Veltroni. Il fondatore del Pd, da anni eclissato tra il cinema, i libri e gli articoli di giornale, oggi sarà in Senato per un incontro a tema sicurezza. Un argomento prettamente politico. Ma l'aspetto da appuntare in agenda sono gli organizzatori del convegno. A promuovere il confronto, cui prenderanno parte l'ex capo della Polizia Franco Gabrielli e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, è la senatrice dem Valeria Valente, schierata con il correntone dei riformisti. Così come un'altra relatrice, la sindaca di Bergamo Elena Carnevali, vicina al suo predecessore, ora europarlamentare, Giorgio Gori, big della minoranza del Pd. Sindaci, riformisti, volti del passato. È questo lo schema seguito da chi ora vuole cominciare a mettere pressione alla segretaria.
Il ritorno di Veltroni si inserisce in un quadro in cui si fanno sempre più insistenti le voci di un cambio alla presidenza del partito. La casella è ora occupata da Stefano Bonaccini, che aveva sfidato Schlein all'ultimo congresso, ma viene accusato di avere portato avanti un'opposizione interna fin troppo blanda. Al suo posto si parla di Gentiloni, altro calibro pesante, con un passato a Palazzo Chigi e reduce dall'esperienza come commissario europeo. Lo stesso ex premier che, il 19 gennaio, ha presenziato a Orvieto alla reunion dei riformisti del Pd nell'evento organizzato dall'associazione Libertà Eguale. Il fantasma di Gentiloni aleggiava anche venerdì a Roma, all'incontro di Energia Popolare, la sigla della corrente di minoranza guidata proprio da Bonaccini. Una riunione molto partecipata dove si è deciso per un cambio di passo nei rapporti con la segretaria. L'ex governatore dell'Emilia-Romagna resta formalmente alla testa dei riformisti, che però hanno scelto di strutturarsi con il senatore Alessandro Alfieri in qualità di coordinatore, mollando «l'approccio unitario» nei confronti di Schlein. Basta con le riunioni della direzione dem simili «a una festa di compleanno», è l'impulso che è arrivato dall'incontro. E l'ok della Consulta al referendum sul Jobs Act, sostenuto da Schlein e Cgil, rischia di allargare il fossato che divide schleiniani e riformisti e trasformare il voto in una sfida dentro il Pd.
Il tutto mentre Schlein sembra aver perso il sostegno di due «grandi vecchi» che pure l'avevano appoggiata.
Romano Prodi, nelle sue ultime uscite, ha espresso riserve sulla segretaria. L'ex ministro Dario Franceschini ha proposto alle opposizioni di andare divise alle elezioni, trovando subito la sponda di Conte. Non proprio «testardamente unitari».
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