Per il Pd, figlio al tempo stesso della tradizione comunista e di quella democristiana, è normale fare i conti con il proprio passato. Cambiando talvolta idea, come successo il 21 settembre al Parlamento europeo. Quel giorno, l'emiciclo di Strasburgo ha votato a larga maggioranza una risoluzione contro i totalitarismi che equiparava nazismo, fascismo e comunismo. Il documento è passato con 535 voti a favore, 66 contrari e 52 astenuti. Il "sì" è arrivato da tutti gli eurodeputati di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia.
Non del Pd, dato che nella formazione dem - inserita nel gruppo dei Socialisti&Democratici - si sono registrate due defezioni. Hanno votato "no" Pierfrancesco Majorino e Massimiliano Smeriglio. I quali hanno subito scatenato una durissima polemica contro i loro colleghi. "Equiparare nazismo e comunismo offende la storia", ha urlato Smeriglio. Altrettanto duro il giudizio dell'ex assessore della giunta Pisapia a Milano, che ha parlato di "risoluzione banale, superficiale e dannosa".
A cascata, sono arrivati i commenti di rappresentanti del Pd e della sinistra. Il primo a sguainare la spada è stato Nicola Fratoianni (La Sinistra): "Ignoranza o malafede? Delle due l'una. La risoluzione votata dal Parlamento europeo che equipara nazismo, fascismo e comunismo e che attribuisce al patto Ribbentrop-Molotov l'inizio della seconda guerra mondiale - ha scritto su Facebook - non può avere alcuna altra radice, se non la profonda ignoranza storica dei deputati che l'hanno votata o la malafede".
Ancora più duro il commento di Francesco Laforgia e Luca Pastorino, senatore e deputato di Leu: "Comunismo e nazismo sono stati posti sullo stesso piano? Una falsificazione ignobile. Come è ignobile - aggiungono i due parlamentari - che a votarla siano stati tanti sedicenti democratici nostrani". Compreso il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che si è difeso così: "Noi non vogliamo che tornino Paesi in cui le libertà fondamentali siano compromesse. ricordiamoci che quarant'anni fa, a Praga, che è casa nostra, arrivavamo i carri armati".
Poi, a qualche ora di distanza, è arrivata anche la presa di posizione del "grande vecchio" della sinistra italiana, l'ex direttore de L'Unità Emanuele Macaluso. "Quel voto è semplicemente una vergogna. Con quella risoluzione si vuole dare un colpo alla Storia. Cancellarla",ha scritto su Facebook, rivendicando "il ruolo che ha avuto l'esercito dell'Urss, l'Armata Rossa, nella liberazione dell'Europa da Hitler". Macaluso, che ha 95 anni, ha chiamato in causa amici come "Pajetta, Terracini, Scoccimarro, Secchia e Li Causi", finiti in galera perché "co-mu-ni-sti. Vogliamo confondere le vittime con i carnefici?", la domanda retorica di Macaluso. Che poi, alla fine, ha sganciato il carico da 90 sui democrat: "Grave che il Pd si sia prestato a questa macelleria della Storia".
Qualcuno, nel frattempo, ci ha ripensato.
È il caso di Pietro Bartolo, che sui social ha annunciato di voler "cambiare il mio voto da positivo a contrario alla risoluzione sulla memoria europea. Inutile girarci attorno: ho sbagliato, non avrei dovuto votare favorevolmente", scusandosi poi gli elettori e ammettendo l'errore. Sarà contento Macaluso. Ma forse è troppo tardi.Ho deciso di cambiare il mio voto da positivo a contrario alla risoluzione sulla memoria europea. Inutile girarci attorno... https://t.co/kakBIjfMGb
— Pietro Bartolo (@bartolopietro1) September 23, 2019
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.