
Pechino smentisce, Trump insiste. Nel nuovo round della lunga guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, il clima resta glaciale nonostante le dichiarazioni ottimistiche di Washington. Ieri il presidente Donald Trump ha annunciato che «in mattinata abbiamo avuto un incontro» con la Cina, parlando di un possibile «accordo equo» e anticipando una «sostanziale riduzione dei dazi ora molto alti». Ma dalla Cina è arrivata una doccia fredda. «Per quanto ne so, Cina e Stati Uniti non stanno conducendo alcuna consultazione o negoziazione sui dazi, e tanto meno stanno raggiungendo un accordo», ha chiarito Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino.
Il Dragone resta fermo sulla propria posizione: apertura al dialogo sì, ma solo «sulla base del rispetto reciproco e in modo paritario». He Yadong, portavoce del ministero del Commercio, è stato ancora più diretto. «Qualsiasi affermazione sui progressi dei negoziati commerciali tra Cina e Stati Uniti è infondata». Secondo Pechino, non esiste nessun «contatto diretto» né si stanno svolgendo consultazioni attive. Per far ripartire i colloqui, Washington dovrebbe prima annullare completamente tutte le tariffe unilaterali imposte negli ultimi anni. «Se vogliono davvero risolvere il problema, devono ascoltare le voci razionali della comunità internazionale», ha proseguito He.
Ma Trump non sembra intenzionato a cedere sul piano della comunicazione. Su Truth Social ha attaccato duramente Pechino per aver bloccato l'acquisto di aerei americani già commissionati. «Boeing dovrebbe dichiarare inadempiente la Cina per non aver preso gli aerei splendidamente rifiniti che si era impegnata ad acquistare», ha chioisato sottolineato che si tratta solo di«un piccolo esempio di ciò che Pechino ha fatto agli Stati Uniti per anni...». Non è mancato poi l'affondo sulla crisi del fentanyl che «continua a riversarsi nel nostro Paese dalla Cina, attraverso Messico e Canada, uccidendo centinaia di migliaia di persone».
Nel mezzo di questo braccio di ferro, i mercati scelgono la speranza. Wall Street segna un nuovo rimbalzo, con il Nasdaq che guadagna oltre il 2%. Terzo giorno consecutivo di rialzi dopo il lunedì nero, quando Trump aveva attaccato anche la Fed definendo Jerome Powell «un perdente», salvo poi rassicurare sul suo incarico. Sul fronte monetario, la presidente della Fed di Cleveland, Beth Hammack, ha escluso un taglio dei tassi a maggio ma ha aperto a un possibile intervento a giugno. «Se entro giugno avremo dati chiari e convincenti, allora penso che vedremo il comitato muoversi», ha dichiarato.
Segnali di risveglio anche dal mercato energetico. Il petrolio Wti è salito dell'1,53% a 63,22 dollari al barile, mentre il Brent ha guadagnato l'1,24%, toccando quota 66,94 dollari. Gli investitori restano cauti, in attesa degli sviluppi sia sul dossier dazi che sui negoziati sul nucleare iraniano. Non mancano le tensioni all'interno dell'Opec+, dove il Kazakistan ha annunciato che privilegerà i suoi interessi e non quelli del cartello.
Intanto, l'oro è tornato sopra quota 3.300 dollari l'oncia, approfittando dell'indebolimento del dollaro. E in Europa, le Borse hanno chiuso in positivo: +0,96% per Piazza Affari, +0,27% per Parigi e +0,47% per Francoforte.
Solo Londra è rimasta invariata, con un lieve +0,05%. Mentre Usa e Cina si sfidano sulla scacchiera globale del commercio, gli investitori scommettono che alla fine una mossa decisiva arriverà. Da quale lato, è ancora tutto da vedere.
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