Perché i soloni dell'antirazzismo non si inginocchiano per Davide Giri?

Il 30enne italiano vittima di un brutale omicidio razzista. Ma politici, intellettuali e opinionisti progressisti tacciono. La "colpa" di Davide? Essere bianco ed essere stato ammazzato da un afroamericano

Perché i soloni dell'antirazzismo non si inginocchiano per Davide Giri?

8 giugno 2020, Montecitorio. Una sparuta delegazione di deputati dem si inginocchia nel mezzo dell'Aula. In prima fila c'è Laura Boldrini. La teatrale messa in scena è tutta dedicata a George Floyd, il 46enne afroamericano ucciso durante l'arresto, e "alle piazze che dicono 'no' al razzismo e a ogni forma di discriminazione". Se fossero coerenti con loro stessi, potrebbero (anzi, dovrebbero) fare lo stesso anche per Davide Giri, il ricercatore italiano ammazzato ad Harlem nei giorni scorsi. Magari verremo smentiti dai fatti a breve, ma crediamo difficile (persino impossibile) che questo accadrà. Il motivo? Semplice: perché Davide è bianco mentre l'assassino, il 25enne Vincent Pinkney, non solo è un afroamericano ma ha volutamente accoltellato il primo bianco che gli passava sotto tiro.

Ieri, in un commento pubblicato su Libero, Gianluca Veneziani notava la scarsa visibilità che i giornaloni stanno dando alla copertura dell'omicidio di Davide Giri. La stessa che oggi Federico Rampini ha notato anche sui giornali americani e in modo particolare sul New York Times. Anche qui le motivazioni sono presto dette e sono le stesse che porteranno Laura Boldrini, Lia Quartapelle e soci a non prendere nemmeno in considerazione l'idea che inginocchiarsi per Floyd e non per Giri li fa sembrare dei politicanti al soldo del politicamente corretto. Il punto è che un bianco ammazzato da un nero non scatena indignazione, nemmeno se l'assassinio è a sfondo razziale. Perché non giova alla causa.

Il cv di Vincent Pinkney è imbarazzante. Ha alle spalle un'aggrssione in branco che gli ha aperto le porte del carcere e l'ha rinchiuso in cella per ben quattro anni. Il branco con cui va a zonzo per New York, poi, è ben noto alle forze dell'ordine ed è la gang degli Ebk, acronimo che sta per "Everybody Killas" cioè "uccidiamo tutti". "L'aggressore pare sia un fanatico razzista che odia i bianchi. Mio figlio ha tutte le caratteristiche per essere bersaglio di uno così, pelle e capelli chiari", ha raccontato al Corriere della Sera il padre di Roberto Malaspina, turista italiano che è stato attaccato pochi minuti dopo l'aggrssione a Davide ma che è riuscito a sopravvivere alla furia del killer. "È stato colpito senza un motivo, per il solo gusto di farlo". In realtà Pinkney, un motivo, ce l'aveva eccome. Ed era, appunto, il colore della pelle delle persone che incrociava.

È fuori da ogni dubbio, quindi, che ci troviamo davanti ad un omicidio razziale, né più né meno come successe quando morì Floyd. Eppure il New York Times non lo sta affatto trattando allo stesso modo. "L'interesse del quotidiano, e il vigore investigativo messo in campo, sarebbero stati diversi se le parti fossero state rovesciate", fa notare oggi Rampini in un'attentissima analisi pubblicata sul Corriere della Sera. "Se la vittima fosse stata afroamericana e l'omicida un bianco - annota - a maggior ragione se quel bianco fosse stato un membro di qualche organizzazione che predica e pratica la violenza, per esempio una milizia di destra. La tragedia sarebbe finita in prima pagina, un team di reporter sarebbe stato mobilitato per indagare l'ambiente dell'omicida, la sua storia e le sue motivazioni".

Lo stesso si potrebbe dire di politici, intellettuali e opinionisti progressisti che di solito sono sempre pronti a inginocchiarsi contro il razzismo e le discriminazioni. Dove sono finiti oggi? Che fine hanno fatto la Boldrini, la Quartapelle e i compagni piddini? Perché non si inginocchiano anche per Davide Giri, un loro connazionale ammazzato in quanto bianco, in quanto italiano?

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