Più poteri a Figliuolo e Protezione civile. Draghi non parla e pensa al post Covid

Il generale a capo del "Covi". E dal primo aprile cambierà la gestione della pandemia

Più poteri a Figliuolo e Protezione civile. Draghi non parla e pensa al post Covid

Il presidente del Consiglio Mario Draghi pianifica l'uscita dallo stato di emergenza e dribbla le domande sulla corsa al Colle. Al termine del Consiglio dei ministri, che proroga (per l'ultima volta) fino al 31 marzo lo stato di emergenza, il capo del governo decide di non parlare con la stampa. Oggi alle 9 sarà prima alla Camera e poi al Senato per le comunicazioni sul Consiglio europeo del 16 dicembre. Il premier evita, svicola: il piano di chiudere l'emergenza il 31 dicembre 2021 e dedicarsi alla scalata al Quirinale si scontra con le richieste dei partiti e dei governatori di prorogare il regime eccezionale.

Dopo il passo indietro, il premier fissa però un paletto: il primo aprile l'Italia deve uscire dallo stato di emergenza. Anche perché ora servirà una legge per modificare il periodo massimo di emergenza (oggi fissato a 24 mesi) oltre il 31 marzo. E non si esclude, anzi pare che Draghi l'abbia anticipato già ieri in occasione della riunione di governo, la convocazione della cabina di regia, appena incassato il via libera alla manovra, per decidere. La linea del premier è chiara: chiudere il 31 marzo l'emergenza e trasferire in capo alla Protezione civile i poteri del commissariato per l'emergenza guidato da generale Francesco Paolo Figliuolo, nominato ieri alla guida del Comando operativo di vertice interforze (Covi). Nel decreto, licenziato dal Cdm, c'è già la via d'uscita che autorizza il passaggio delle funzioni alla Protezione Civile: è previsto il potere di «adottare ordinanze finalizzate alla programmazione della prosecuzione in via ordinaria delle attività necessarie al contrasto e al contenimento del coronavirus». Tradotto: la possibilità, dunque, di poter continuare, anche senza regime eccezionale, le attività di contenimento della pandemia con gli strumenti a disposizione della Protezione Civile. È la norma che anticipa l'uscita, al netto di una legge approvata dal Parlamento, dal regime eccezionale dal primo aprile 2022. In Consiglio dei ministri, eccezione per i malumori in casa leghista, i partiti erano tutti schierati per il sì alla proroga. Forse il più scettico era stato proprio Draghi, che ora deve ricalcolare la road map per il Quirinale.

Per la proroga spinge il presidente della Camera Roberto Fico: «Durante lo stato di emergenza sono stati adottati tanti provvedimenti, e una proroga è coerente con quanto sta accadendo, soprattutto sul piano normativo». Il Capo dello Stato Sergio Mattarella auspica prudenza: «Adesso finalmente possiamo incontrarci anche se bisogna avere ancora molta attenzione e prudenza» spiega nel corso della cerimonia di consegna degli attestati agli Alfieri della Repubblica. Mentre il ministro della Salute Roberto Speranza spegne l'ottimismo: «Sono ore non semplici. Sarebbe un'illusione pensare che la sfida del Covid appartenga al passato, è una sfida presente: i numeri dei contagi sono in crescita da diverse settimane». Dal fronte dell'opposizione Giorgia Meloni, leader di Fdi, boccia la decisione del governo di prorogare fino al 31 marzo lo stato di emergenza: «Non sono d'accordo. Se dura più di due anni è un controsenso logico e linguistico. Credo che il governo oggi debba riuscire a combattere l'epidemia ripristinando i diritti. Comincia a crearsi un problema per la democrazia. Gli unici a difendere la Costituzione siamo rimasti noi di FdI» attacca nell'intervista al Corriere.it. Forza Italia plaude alla decisione: «La scelta del governo di prorogare fino a marzo lo stato d'emergenza è ineccepibile e inevitabile, e rientra nel metodo di massima precauzione che ha finora messo al riparo l'Italia da restrizioni e lockdown che mezza Europa è stata costretta a ripristinare» sottolinea il capogruppo dei senatori Annamaria Bernini. Anche i governatori apprezzano: «Trovo positiva l'accelerazione del governo in merito alla proroga dello stato di emergenza legato alla gestione della pandemia.

È importante che l'esecutivo possa avere a disposizione poteri speciali e tutti gli strumenti straordinari necessari per affrontare in modo efficace e tempestivo le urgenze causate dal virus» evidenzia il presidente della giunta regionale della Calabria, Roberto Occhiuto.

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