Più vaccini e tracciamento: così si batte la variante Delta

Il ceppo indiano avanza veloce. Ma i dati inglesi ci dicono che la cura funziona. Almeno una dose al 53% degli italiani

Più vaccini e tracciamento: così si batte la variante Delta

I vaccini, soprattutto i richiami, devono correre più della variante delta e delle sue sorelle. L'Europa, l'Italia guardano con attenzione a quanto accade nel Regno Unito e sanno che la partita per evitare una terza ondata va giocata in tempi stretti. La buona notizia è che i vaccini confermano la loro efficacia, non tanto nell'arginare la diffusione della variante quanto nel limitare i casi gravi e le ospedalizzazioni.

Ma per evitare il ripetersi di quanto accaduto lo scorso anno è necessario, come auspicato dal commissario all'emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, «immunizzare l'80 per cento della popolazione entro settembre». E con l'andamento attuale, una media settimanale di oltre 530mila dosi somministrate al giorno il traguardo indicato dal generale verrà raggiunto in circa 3 mesi, il 18 settembre. Sempre che non ci sia un rallentamento nella consegna delle dosi Pfizer ora più che mai necessarie visto che si è allargata la platea di chi riceverà i vaccini mRna per la scelta del mix vaccinale per gli under 60 vaccinati con Astrazeneca. Figliuolo ha comunque rassicurato: le consegne di Pfizer per luglio sono in linea con le previsioni.

Ma che cosa sta succedendo nel Regno Unito dove la variante ex indiana ora delta è già dominante tanto da indurre il premier Boris Johnson a rimandare il Freedom day, la riapertura di tutte le attività senza restrizioni?

Negli ultimi giorni l'allarme sul rialzo improvviso dei contagi è parzialmente rientrato ma l'attenzione è altissima. Il Regno Unito si trova all'inizio di una, possibile, terza ondata: ieri i contagi sono scesi sotto i 10mila dopo una sostenuta crescita continua. In aumento anche i ricoveri ma non con il rapporto delle precedenti ondate perché il fattore vaccino gioca un ruolo importante. Si è passati dai circa 900 ricoveri di inizio giugno a oltre 1.300. Le vittime fortunatamente restano limitatissime, solo sei i decessi da Covid registrati ieri .

Anche perché la variante si diffonde soprattutto tra i giovani tra i 10 e i 29 anni. Non solo la grande maggioranza dei contagiati, quasi 7 s 10 sono non vaccinati. Ecco perché il generale Figliuolo va a caccia di quel 19% di persone tra i 60 e i 69 anni che non hanno ricevuto neppure una dose: sono loro i più a rischio quando la variante indiana diventerà anche qui dominante. Inevitabile che accada per gli esperti nel giro di un paio di mesi. Scoperto anche il 13% per cento degli italiani tra i 70 e i 79 anni.

Gli esperti in UK prevedono una frenata del rialzo soprattutto se si procede velocemente con le seconde dosi. Con due dosi anche di Astrazeneca la protezione contro la variante è di oltre il 90 per cento ma anche con una dose si arriva al 60. Sulla protezione offerta dai vaccini si dice ottimista, il virologo Fabrizio Pregliasco. «Mi aspetto che il ceppo Delta diventi presto dominante anche da noi - dice Pregliasco -, non sarà una nuova ondata ma un picco di risalita di infezioni lievi o asintomatiche». In Italia Il 26,54% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, mentre è stato almeno parzialmente protetto il 52,94%, percentuale che sale al 58% se si considera solo il target degli over 12.

L'altra arma contro la diffusione del virus è il rapido tracciamento dei focolai. Il Comitato tecnico scientifico ha ribadito la necessità di continuare ad effettuare i tamponi, almeno 200mila al giorno. Un ritmo che in effetti cala soltanto nel week end.

Cruciale anche la ricerca e l'identificazione dei ceppi varianti in modo da circoscrivere subito gli eventuali focolai visto che la delta si diffonde il 60 per cento in più rispetto all'inglese che già era più contagiosa del 50 per cento rispetto al coronavirus originario.

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