Il piano del governo per tutelare gli agenti

Allo studio di Palazzo Chigi un meccanismo che eviti l'iscrizione automatica come indagati

Il piano del governo per tutelare gli agenti
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Le forze dell'ordine rialzano la testa, chiedono attenzione e rispetto e mostrano segnali di insofferenza rispetto ad aggressioni vissute da parte dell'opinione pubblica e della politica come la normalità. E il governo è sempre più intenzionata a dare un segnale forte, introducendo maggiori garanzie per chi rischia la vita in prima linea nella tutela dell'ordine pubblico. Da quanto filtra i tecnici del ministero della Giustizia in accordo con Palazzo Chigi, stanno studiando una soluzione normativa per evitare che le forze dell'ordine, che agiscono per legittima difesa e nell'esercizio del proprio dovere, siano iscritte nel registro degli indagati arrivando a rischiare la sospensione dal servizio e ripercussioni sullo stipendio. Non uno scudo ma un meccanismo in base al quale in casi come quello del carabiniere Luciano Masini, intervenuto uccidendo un uomo che aveva accoltellato quattro persone, non ci sia l'iscrizione automatica nel registro degli indagati. Un intervento sul Codice di procedura penale, immaginando forme di non immediata iscrizione nel registro degli indagati quando è evidente che l'arma di ordinanza è stata usata nell'esercizio delle sue funzioni. Bisognerà a questo punto capire in quale veicolo normativo verrà inserito il provvedimento.

Dopo gli scontri di piazza fra manifestanti e forze dell'ordine, la maggioranza sembra volere imprimere una accelerazione al disegno di legge sulla sicurezza. Approvato alla Camera nell'ottobre scorso, l'iter del ddl ha subito un rallentamento al Senato. Almeno fino alla scorsa settimana, prima dei disordini registrati nel corso delle manifestazioni seguite alla morte del giovane Ramy. Sul provvedimento, viene spiegato da fonti parlamentari, peserebbero anche alcuni rilievi che sarebbero arrivati dal Colle. Segnali che riguarderebbero la stretta sulle sim per i telefonini e altri device in possesso dei migranti, ad esempio. Oppure il passaggio che prevede la carcerazione delle donne incinta, la questione delle attenuanti cancellate a fronte delle aggravanti nei casi di violenza contro le forze di polizia. E poi c'è la questione dello «scudo». Di certo sull'accelerazione o meno da dettare al provvedimento si muovono spinte contrapposte. Fratelli d'Italia, con Sergio Rastrelli, si dice «aperto a miglioramenti» del testo. Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera, spiega che il suo partito «vuole che le cose siano fatte bene e se serve qualche giorno in più va bene ugualmente». L'omologo della Lega, Riccardo Molinari, chiede di andare avanti spediti verso l'approvazione, evitando una terza lettura che, se fossero introdotte modifiche al testo, diventerebbe una necessità.

Un confronto nel quale si inserisce il Pd che, apprezzando le aperture alle modifiche arrivate da FdI, stigmatizza l'atteggiamento da «parte della maggioranza, che chiede una accelerazione dei tempi della discussione» e che vuole «fare di questo provvedimento una bandiera di propaganda securitaria che noi contrastiamo in tutti modi», spiega Francesco Boccia, presidente dei senatori dem. E in merito allo scudo penale aggiunge: «Riteniamo che non ci sia bisogno di alcuno scudo per le forze dell'ordine che hanno come stella polare della loro azione la Costituzione e le leggi del nostro Paese».

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