Il Piano Mattei e i fondi Usa: ponte sull'Africa. "Da pari a pari"

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Il Piano Mattei e i fondi Usa: ponte sull'Africa. "Da pari a pari"
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«Ho raccolto dai miei colleghi ampia condivisione per il Piano Mattei per l'Africa, per l'approccio italiano di cooperazione da pari a pari con le nazioni africane, che sta dando i suoi frutti con l'avvio dei primi progetti pilota. Domani ne parleremo ancora». Sono le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ieri pomeriggio ha aperto i lavori del side event sulla Partnership for Global Infrastructure and Investment, nell'ambito del G7. Africa e Mediterraneo sono finite al centro dell'agenda del vertice dei Grandi del Pianeta a Borgo Egnazia. È evidente che l'Italia, alla guida del summit, abbia tutto l'interesse a rifocalizzare l'attenzione dei leader su temi nevralgici e condivisibili. L'Africa esporta colpi di stato così come le banane: nuove crisi potrebbero scoppiare in varie regioni (soprattutto nel Sahel) dove l'instabilità (basti pensare alla Libia) e i regimi, alle prese anche con i cambiamenti climatici, non hanno fermato povertà e malnutrizione cronica, riaccendendo tra l'altro la spinosa questione delle migrazioni e delle rotte del Mediterraneo verso l'Europa.

L'Africa, e la premier lo sa benissimo, è tuttavia il Continente che potrebbe avere ottime possibilità di ripresa e buone carte da giocare sullo scacchiere internazionale per effetto di una popolazione giovane e più istruita di una volta, delle immense ricchezze del sottosuolo e di una classe imprenditrice che sta facendo capolino. Un'Africa che da una decina d'anni a questa parte è diventata terreno di conquista per Mosca e Pechino, che proprio nel Continente Nero stanno spadroneggiando, mettendo di recente le mani anche su Egitto ed Etiopia.

Ecco perché a Borgo Egnazia la Meloni sfrutta la vetrina del G7 per attirare l'attenzione dei big del Pianeta su un altro approccio economico e politico (quello adottato nel Piano Mattei) per aiutare l'Africa a crescere grazie allo strumento dei partenariati partitari, che generano ricadute positive per tutti. A marzo, nel corso della sua visita a Washington, lo stesso Biden aveva mostrato interesse per l'approccio del Piano Mattei suggerendo a Roma di farne un volano per i progetti del G7. Non deve quindi sorprendere la dichiarazione dell'inquilino della Casa Bianca che ieri ha annunciato un finanziamento di 33 miliardi di dollari per infrastrutture nell'Africa subsahariana.

«Qui possiamo determinare il corso degli eventi per il prossimo futuro. Abbiamo annunciato progetti nuovi in Ghana e in Kenya, Paesi in cui abbiamo una connettività affidabile» ha spiegato Biden, annunciando la prima linea ferroviaria dall'Angola, del Congo Kinshasa e dello Zambia. E l'ad di Enel, Flavio Cattaneo, spiega che «in Marocco, Sudafrica e Zambia, abbiamo investito già 2,5 miliardi nel settore delle rinnovabili. Per noi l'Africa rappresenta un'opportunità perché ha un potenziale più alto per la generazione di rinnovabili rispetto all'Europa».

Il tema del contrasto all'immigrazione illegale, connesso al Piano Mattei, è stato affrontato con rappresentanti dei governi africani. Non a caso la presenza di leader come Akinwumi Adesina, presidente della Banca Africana di Sviluppo, e di Mohamed Ould Ghazouani, presidente della Mauritania, dell'Unione Africana, potrebbe spianare la strada a nuovi accordi. Proprio con Ghazouani la Meloni ha annunciato «la creazione di strumenti innovativi finanziari.

Vogliamo sostenere la piattaforma virtuale per gli investimenti in Africa lanciata dall'Unione Africana con l'Ocse, uno strumento che intende rilevare il potenziale africano per una zona di libero commercio». Per la presidente del Consiglio l'Africa «chiede di competere in uguaglianza e di avere infrastrutture che favoriscano la crescita».

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