Anche se si è trattato di un errore in buona fede, o meglio "un mero errore materiale", come definito successivamente da non specificate fonti vicine al governo (pure se un errore così marchiano con tutto lo staff dietro a sudare, reperire e correggere i numeri necessari per permettergli di andare davanti alle telecamere senza essere totalmente sprovveduto, quantomeno in apparenza), Giuseppe Conte questa volta l'ha sparata davvero grossa.
A cogliere in fallo l'esecutivo, quando sono stati esplicati dinanzi alle Camere i punti sui quali dovrebbe articolarsi il cosiddetto Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr), che segue le linee guida del Recovery fund tracciate da Giuseppe Conte, è Mario Giordano in un articolo pubblicato sul quotidiano "La Verità".
"Se le Camere lo riterranno opportuno, il governo è disponibile a riferire sulle linee essenziali del documento, sia nelle sedi decentrate delle commissioni sia nella sede plenaria dell'assemblea", aveva comunicato il premier in una lettera, come riportato da Repubblica. "In ciascuno dei passaggi, nello spirito di massima collaborazione e sinergia tra governo e Parlamento, sarà assicurato il pieno coinvolgimento delle Camere al fine di recepire indirizzi, valutazioni e proposte concrete di intervento. L'attuale fase programmatoria rappresenta uno snodo strategico, una occasione storica irrinunciabile per il successo della azione economica e per le prospettive di crescita e di modernizzazione dell'Italia", aveva aggiunto ancora. "Certamente la sfida che ci attende è estremamente complessa e necessita del dispiegamento delle migliori energie e competenze del Paese nonché del costante dialogo e collaborazione tra le Istituzioni".
Tutto in apparenza normale, almeno fino al momento in cui non si parla di numeri durante l'esposizione degli obiettivi del Pnrr, uno in particolare. Si prospetta l'intenzione di aumentare gli investimenti portandoli fino al 3% del Pil, di aumentare il tasso di occupazione di 10 punti percentuali salendo dall'attuale 63% dell'Italia al 73,2% della media dell'Unione Europea. Si fa anche riferimento all'obiettivo di incrementare le spese per ricerca e sviluppo, per salire dall'1,3% attuale fino al 2,1%. Ma ecco che, a pagina 11, è possibile notare lo strafalcione, quando si parla del proposito di raddoppiare il tasso di crescita dell'economia italiana: da un + 0,8% medio registrato negli ultimi 10 anni l'obiettivo è farlo salire alla media europea del + 1,6%. Un errore da nulla? Non proprio, dato che i numeri parlano di uno 0,2%, una cifra di ben 4 volte inferiore a quella presentata nel documento. Una differenza non da poco, e l'ennesima figura barbina che viene sottolineata anche dall'economista Carlo Cottarelli sul suo profilo twitter. "Il documento del NextgenITA mandato oggi in Parlamento da Conte contiene un grave errore (p.11). Si dice che il tasso di crescita annuo dell’economia italiana nell'ultimo decennio è stato 0,8%; quello EU 1,6%. Il dato corretto per l’Italia è però 0,2%. Ma che figura ci facciamo?".
La replica, come riferisce "La Verità", è arrivata da non ben definite "fonti del governo": nella nota si parla di un "mero errore materiale".
Dopotutto è "universalmente noto che la crescita del Pil italiano nell'ultimo decennio è stato dello 0,2 per cento". Universalmente non proprio, altrimenti non ci sarebbe stato l'errore, specie con un divario così ampio rispetto a quelle che sono invece le cifre reali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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