Il piano di Salvini per il Viminale, ma c'è il muro di Fdi

L'idea Piantedosi al Dis. Bignami: "Il rimpasto? Adesso non ci sono i presupposti"

Il ministro Matteo Salvini
Il ministro Matteo Salvini
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In chiaro, i toni sono all'insegna della distensione. Galeazzo Bignami, capogruppo Fdi alla Camera e fino a poche settimane fa numero due di Matteo Salvini al ministero delle Infrastrutture, allontana con diplomazia lo scenario di un rimpasto. «Salvini esprime una legittima ambizione - dice -. Ma la squadra di governo si rivede se ci sono i presupposti. E oggi non ci sono». Qualche ora prima è stato, sempre con grande fair play, Giovanbattista Fazzolari (la Cassazione del verbo meloniano) a mettere una pietra sopra le ambizioni del Capitano di riprendere in mano il timone del Viminale: «Non c'è preclusione su nulla, ma di rimpasto non si è mai parlato». A taccuini chiusi, però, i meloniani perdono ogni freno inibitorio: «Salvini al Viminale? Just an illusion (solo un'illusione)» confida al Giornale un alto dirigente del partito della premier. Il cerchio magico di Meloni ricorda (per il tramite di Francesco Verderami) il famoso patto di inizio legislatura: nessuno può tornare nei ministeri che ha già guidato. Operazione fallita. Dopo l'articolo di Verderami, Salvini rilancia: «Il ministero dell'Interno mi è rimasto nel cuore, ne parlerò con Giorgia». Il tema vero che in questi giorni agita il sonno dell'inquilina di Palazzo Chigi è che Salvini non bluffa. Dopo l'assoluzione nel processo Open Arms, il segretario della Lega vuole davvero riprendersi il Viminale. Non è una strategia, non cerca contropartite. Nei piani del capo del Carroccio c'è una sola partita da vincere, da qui al 2027: arrivare al voto seduto sulla poltrona del Viminale. Certo ci sono altre questioni sul tavolo, su cui si cerca di trovare un punto di caduta. Il terzo mandato per i governatori: un nodo che va sciolto entro gennaio per capire il futuro di Luca Zaia, che dal Veneto crea problemi al Capitano. Restano le poltrone degli ex sottosegretari Sgarbi, Montaruli e Bignami (viceministro) da redistribuire per accontentare qualche malpancista. Salvini gioca la sua partita più importante su un terreno strettissimo. È certo di poter invertire il trend nei sondaggi se ritorna a guidare la macchina dell'Interno. Soprattutto rimettendo al centro i «porti chiusi», formula molto più efficace rispetto ai trasferimenti nei centri in Albania. Da gennaio, il numero uno del Carroccio lancerà l'assolto finale su Meloni per ottenere l'avvicendamento al Viminale. Le opzioni sono due. La prima, praticabile, è il trasloco di Matteo Piantedosi al vertice del Dis. L'incarico di Elisabetta Belloni è in scadenza.

Più in salita la seconda strada: la candidatura in Campania di Piantedosi per la presidenza della Regione. In quel caso i tempi si allungano. Resta da superare il veto nettissimo di Forza Italia. Ieri il vicepremier Tajani è stato chiaro: «Salvini si dovrà occupare del Ponte sullo Stretto».

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