Fatte le elezioni, e ottenuto un ottimo risultato (24%) e numero di eletti (21, surclassando di uno gli spagnoli come delegazione Pse più nutrita), ora c'è da decidere su cariche e «top job» europei.
E se la politica alta, nel negoziato tra leader, si occuperà di chi farà il presidente della Commissione, del Parlamento o del Consiglio europeo, resta da definire la cucina interna a gruppi e delegazioni. Elly Schlein, che ha già annunciato ai suoi eurodeputati, riuniti venerdì, che sarà lei a condurre tutte le trattative, ha uno schema in testa: ha già comunicato a Sanchez che il Pd rinuncerà a quel che gli spetterebbe, ossia la presidenza del gruppo S&D, favorendo la riconferma dell'uscente spagnola Garcia Perez (unanimemente considerata non all'altezza del ruolo, ma fa nulla), in cambio di un diritto di prelazione su altre cariche: presidenze di commissione (almeno due), guida del gruppo a metà legislatura, e potenzialmente anche presidenza del Parlamento (dove sarà riconfermata Metsola, Ppe) nell'alternanza futura.
Con la rinuncia, Schlein potrebbe realizzare la quadratura del cerchio interno alle correnti Pd, dando la guida della delegazione dem alla sua fida seguace Camilla Laureti (già informalmente designata a occuparsi della «organizzazione» del gruppo Pd) e la vice-presidenza del Parlamento a Stefano Bonaccini, per compensare i riformisti che hanno garantito, a suon di preferenze, il risultato finale, e vogliono farlo pesare. Una donna e un uomo, da manuale.
Ma ci sono variabili politiche importanti che potrebbero inceppare il disegno: se la nomina del capo-delegazione è faccenda interna al Pd, quella del vicepresidente del Parlamento passa per le forche caudine dell'aula, a scrutinio segreto. E alla segretaria dem sono già arrivati autorevoli messaggi che consigliano per quel ruolo la riconferma di Pina Picierno, che si è distinta per la ferma posizione pro-Ucraina: da Metsola (che è andata di persona, l'inverno scorso, nel Sud Italia a lanciare la difficile campagna elettorale di Picierno, e che potrebbe indicarla come sua vicaria) al capo Ppe Manfred Weber fino alla stessa von der Leyen. Il rischio di sorpese nell'urna di Strasburgo, a metà luglio, non è da sottovalutare. E questo fa risalire le quotazioni di Nicola Zingaretti per il posto di capo-delegazione, con Picierno riconfermata.
Zingaretti è considerato in quota Schlein, ma la segretaria, secondo i maligni, non ha gran voglia di premiarlo: a lui (e al franceschiniano Nardella) fa infatti risalire la responsabilità del magro bottino di preferenze (165mila) che la segretaria ha incassato nella circoscrizione Centro, dove era capolista. Contro le 125mila del primo e le 116mila del secondo: è «matematico», accusano gli schleiniani, che i due non hanno lavorato, come richiesto, al «ticket» con la segretaria.
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