Il piano di Trump sul Medioriente. Razzi nel cortile di casa Netanyahu

Il tycoon e un "dream team" per Israele. Pressioni sull'Iran, stop alle condanne Onu. Ma l'attacco al premier è un'ulteriore escalation

Il piano di Trump sul Medioriente. Razzi nel cortile di casa Netanyahu
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Il dream team che Trump ha disegnato per affrontare il grande conflitto, testa a Teheran, tentacoli in tutto il Medioriente, epicentro in Israele, e quindi in tutto il mondo manifestanti e violenza woke, fa parte di un disegno per bloccare la guerra totalitaria, iraniana e russa. Come se la vedrà con Putin, è da vedere, e probabilmente quei droni iraniani contro l'Ucraina e il loro passaggio in Siria verso gli Hezbollah, saranno decisivi nel raffreddare il rapporto. I personaggi che decideranno sul Medioriente non sono soltanto estimatori di Israele: ne sono sostenitori che conoscono la millenaria resistenza del popolo ebraico.

Ieri in serata due razzi sparati sono caduti nel cortile della residenza privata del primo ministro Benjamin Netanyahu a Cesarea, senza danni e senza paura, perché per fortuna nessuno era in casa. Comunque sull'episodio la polizia e lo Shin Bet hanno annunciato l'apertura di un'indagine e l'episodio segna un'ulteriore «pericolosa escalation». Escalation che rende ancora più necessaria una svolta concettuale fatta per spazzare via le bugie su Israele per cui l'antisemitismo è diventato moneta corrente della politica e che il dream team trumpiano potrebbe interpretare al meglio. Una rivoluzione che «makes Israel great again» dopo che è stato tenuto per anni nel braccio della morte sotto la leadership degli ayatollah, con la partecipazione venuta a compimento il 7 ottobre della strage di Hamas e poi dai missili degli Hezbollah e dall'esplicito esercizio balistico su Gerusalemme da 2mila chilometri di distanza da una parte e dell'altra, Iran, Irak, Yemen.

Trump con queste nomine dice basta, e adesso si tratta di vedere se ci riesce: Marco Rubio, Segretario di Stato, dice che «Hamas deve esser completamente sradicato». Michael Waltz, Consigliere per la Sicurezza Nazionale, dopo l'attacco iraniano ha detto che Israele deve distruggere tutte le strutture nucleari e quelle energetiche. Mike Huckabee, nuovo ambasciatore, sostiene che non esiste la Cisgiordania, si chiama Giudea e Samaria ed è chiaro il diritto storico degli ebrei al loro retaggio. Elise Stefanik prossima ambasciatrice all'Onu ha svergognato e costretto alle dimissioni Claudine Gay, presidente dell'Università Harvard, che ha sostenuto che avocare lo sterminio degli ebrei è legittimo «a seconda del contesto». Pete Hegseth, ministro della Difesa, in varie visite in Israele ha mostrato la sua predilezione per il senso di sfida dei giovani ebrei a Nablus o a Gerusalemme Est.

Il tema degli insediamenti è un cavallo di battaglia classico: Trump, si dice, ha un'agenda che si identifica con la destra israeliana. Ma le cose sono molto più complesse. Trump è ben memore dei suoi ben riusciti Accordi di Abramo: al lato del piano di normalizzazione con gli stati arabi era previsto una stato palestinese demilitarizzato, e Israele in cambio degli accordi lasciò perdere un preventivo accordo sul 30% della zona C, quello che gli accordi di Oslo affidano a Israele fino a una pace che gli dia sicurezza. Trump semplicemente scavalcando le formule fallite (terra in cambio di pace) sa che Israele è circondata e che un 7 ottobre è dietro la porta. Suo genero Jared Kushner, molto addentro i Patti di Abramo, sembra avrà un ruolo fondamentale in Medioriente; il suo partner preferito Elon Musk ha incontrato alle Nazioni Unite l'ambasciatore iraniano Iravani. Complicato: nelle stesse ore Biden sta cercando uno stop alla guerra con gli Hezbollah tramite il suo inviato Hochstein dal governo libanese e Trump sembra avergli dato il suo gradimento. Nel frattempo Ron Dermer, ministro per gli Affari strategici di Israele, ha fatto un passaggio in Russia prima di incontrare in America sia gli uomini di Biden che quelli di Trump. La prospettiva di Trump sembra quella di premere forte contando su rapporti diretti e opinioni chiare: è proibito, e non a parole, cercare di organizzare il genocidio degli ebrei. Non richieste di cessate il fuoco, interventi umanitari che indeboliscono Israele, cerimoniose astensioni o veti alle sedute dell'Onu che per ben 500 volte nel 2023 hanno condannato Israele.

Trump vuole un suo strano premio Nobel per la pace, deve bloccare l'Iran e la

Russia che hanno preso in mano metà del mondo con la violenza, e prepara una strada per farlo. Non piacerà a tutti. Il presidente eletto sa bene che pace ci sarà solo bloccando il jihadismo: ha quattro anni a disposizione.

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