Il sogno anti cancro sarà racchiuso in un blister e verrà ingerito con un sorso d'acqua. Dopo 20 anni di ricerca, forse siamo quasi al traguardo. E, si spera, presto (ma non prima di 6-7 anni) potremo avere una pillola, una sola pillola, per sconfiggere i tumori.
Gli scienziati di uno dei più importanti centri oncologici degli Stati Uniti, il City Hope di Los Angeles, hanno sviluppato un farmaco potenzialmente miracoloso in grado di distruggere il cancro ma - a differenza della chiemio - di lasciare intatte le altre cellulare. Il farmaco, frutto di anni di studi, è stato studiato per prendere di mira una proteina presente nella maggior parte dei cancri e che li aiuta a crescere e moltiplicarsi nel corpo, l'antigene nucleare di proliferazione cellulare (Pcna), fino a oggi considerata «non controllabile».
La pillola si chiamerà AOH1996, sigla che richiama le iniziali e la data di nascita di Anna Olivia Healy, una bambina morta nel 2005 a soli nove anni, per un cancro infantile. La dottoressa Linda Malkas, che ha guidato la ricerca, ha incontrato il padre di Anna poco prima che morisse ed è stata ispirata dalla storia. Al momento è stato testato in laboratorio su 70 diverse cellule tumorali - dal seno, alla prostata, al cervello, alle ovaie - ed è risultato efficace contro tutti.
Tuttavia, se pure i risultati iniziali sono promettenti, gli studi sono stati effettuati solo su modelli cellulari e animali, e la prima fase di sperimentazione sugli esseri umani è appena iniziata. I ricercatori sperano che alla fine possa essere utilizzato assieme ad altre cure o come unica terapia anti-cancro.
Le aspettative della comunità scientifica sono altissime. Inutile dire che lo sono anche quelle del popolo di chi è malato di tumore e non trova beneficio in chemio o immunoterapie. Ma ovviamente ci vuole ancora tempo prima che possa debuttare sul mercato dei farmaci oncologici, almeno sei anni.
Quello che più interessa è che, oltre a spezzare i meccanismi di sviluppo delle cellule cancerogene, la pillola è in grado di ridurre gli effetti collaterali delle terapie di oggi, lasciando intatti gli altri tessuti. Non si può dire che la nuova molecola uccida i tumori ma che blocchi la crescita di alcuni tumori in sistemi sperimentali. Che è già un grosso passo avanti. Non solo, sembra che la pillola amplifichi l'effetto delle chemio.
Perchè ci vuole cautela? Perchè siamo ai primi test sull'uomo e l'esperienza scientifica insegna che molte cure che in fase preclinica sembravano funzionare purtroppo non si sono rivelate altrettanto buone negli step successivi della sperimentazione.
Vedremo. Per ora saranno arruolati 8 pazienti a cui verranno somministrate dosi sempre più consistenti del nuovo farmaco. L'obbiettivo è valutare la tossicità e quindi il grado di sicurezza del farmaco. Finita la sperimentazione di fase 1, si individuerà la dose da utilizzare per la sperimentazione di fase 2, quindi si comincerà a valutare la possibile attività del farmaco nell'uomo. E a quel punto la platea di chi potrà testare la cura verrà ampliata. Infine - come spiega Aifa nell'iter di approvazione di tutti i nuovi farmaci - ci sarà la fase tre della sperimentazione, utile a capire come il farmaco (che sarà ormai a un passo dalla promozione) impatterà sulla qualità della vita dei pazienti. E soprattutto bisognerà capire se porterà effettivamente vantaggi o risultati migliori rispetto ai farmaci già in uso. Sarà poi la volta della burocrazia e delle verifiche degli enti: Fda, Ema e Aifa in Italia. Quindi, se tutto andrà per il verso giusto, la pillola arriverà fra un po' di anni, purtroppo non prima.
Già oggi esistono dei trattamenti oncologici per bocca. Si tratta dei farmaci antineoplastici. Ne esistono di diversi tipi, classificabili in base al loro meccanismo di azione e alla loro struttura chimica. Alcuni modificano il Dna per prevenire la proliferazione delle cellule tumorali. Sono utilizzati nel trattamento di diverse forme, ad esempio le leucemie.
Altri, gli antimetaboliti, interferiscono con la sintesi del Dna e dell'Rna sostituendosi alle molecole utilizzate per la loro produzione. Sono ad esempio utilizzati per il trattamento del tumore al seno, del cancro all'ovaio e delle neoplasie del tratto intestinale.
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