«Fate come me e scoprirete un mondo a colori». Al netto della propaganda, che in una guerra non manca mai, più che un appello quello di Maksim Kuzminov è un manifesto. Contro la guerra, contro la disinformazione ma, soprattutto, contro il suo Paese, la Russia. Maksim ha 28 anni, di professione fa il pilota di elicotteri da combattimento e quindi la guerra l'ha vista da vicinissimo. Da protagonista. Ma a un certo punto ha deciso che no, basta. «Non volevo essere complice di quello che succede, semplicemente il genocidio del popolo ucraino». E allora ha deciso di varcare quella linea che in guerra è tanto sottile quanto complicata da superare. Ha disertato, passando in Ucraina.
La storia è stata diffusa dall'intelligence della Difesa ucraina che ha pubblicato le parole del giovane pilota russo. Un racconto sui perché della sua scelta e i dettagli da spy story che gli hanno permesso di atterrare oltreconfine. «La verità è che qui non ci sono nazisti o fascisti», spiega il pilota per contrastare la narrazione, falsa e strumentale, portata avanti in primis proprio da Putin, di un Ucraina che necessita di essere denazificata come pretesto per colpirla e occuparla. «Quello che sta succedendo è una vera disgrazia. Omicidi, lacrime, sangue. Persone che si uccidono le une con le altre. La mia azione perché non volevo contribuire a questi crimini», ha raccontato. Kuzminov ha anche aggiunto che secondo lui «l'Ucraina vincerà inequivocabilmente questa guerra semplicemente perché il suo popolo è unito. E tutto il mondo la aiuta per salvaguardare il valore della vita umana», per poi lanciare un accorato appello ai suoi ex commilitoni, a suo dire profondamente condizionati dalla propaganda che mistifica la realtà. «Vi sarà dato tutto quello di cui avete bisogno, per il resto della vostra vita. Riceverete un lavoro, qualunque fosse il vostro mestiere. In poche parole, scoprirete un mondo a colori», nel suo caso quelli gialloblù della bandiera ucraina. Lì è stata trasferita anche la sua famiglia.
Sulla base di quanto raccontato, la decisione di disertare era stata presa sei mesi fa, poi ci sono voluti i tempi tecnici per portare a termine l'operazione e si è concretizzata solo nelle ultime settimane. «Sono stato contattato da rappresentanti dell'intelligence ucraina, ho descritto la situazione in cui mi trovavo e ricevuto la loro offerta», racconta il pilota senza fornire ulteriori dettagli sulle trattative, anche sei primi contatti sarebbero arrivati tramite agenti di polizia che avrebbero passato «la pratica» ai servizi segreti. Il generale Kyrolo Budanov, capo dello spionaggio militare ucraino, avrebbe seguito la situazione in prima persona. «Siamo stati in grado di creare le condizioni per fare venire da noi tutta la sua famiglia senza essere scoperta e quindi per permettere a lui di pilotare il suo elicottero fino al territorio ucraino senza che l'equipaggio si rendesse conto di cosa stava succedendo», ha raccontato il militare, spiegando che gli altri due membri dell'equipaggio, ignari di cosa stesse accadendo, si sono ribellati, hanno tentato la fuga e sono stati uccisi. «Durante un volo ho compreso che eravamo vicini alla frontiera con l'Ucraina. Mi sono detto: proviamoci, non sono tanto lontano. Ho volato a una quota estremamente bassa mantenendo il silenzio radio. Nessuno ha capito cosa stessi facendo», ha aggiunto Kuzminov. E quando è riuscito ad atterrare, ad attenderlo c'erano le forze dei servizi di sicurezza di Kiev. Ora il suo elicottero è a disposizione delle forze ucraine e non è escluso che possa essere pilotato dallo stesso Kuzminov, nella sua personalissima guerra ora al contrario.
Ma in una guerra in cui la propaganda recita un ruolo chiave, è l'esempio del pilota che può fare la differenza. Quello che spera Kiev e che teme Mosca. Nel mezzo, un mondo fatto di colori che la guerra rischia di cancellare. Ma che, in fondo, rimane.
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