Pirateria tv, insieme ai vertici delle telco rischiano anche i dirigenti di Google & Co

Fino a un anno di carcere per omessa denuncia di irregolarità relativa alla violazione dei diritti. Microsoft e Amazon sotto tiro

Pirateria tv, insieme ai vertici delle telco rischiano anche i dirigenti di Google & Co
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Una nuova stretta contro la pirateria audiovisiva, soprattutto quella riguardante le partite di calcio viste di straforo con l'odiatissimo (dai broadcaster) «pezzotto», cioè il decoder taroccato che intercetta i segnali in streaming di Sky e Dazn (giusto per limitarsi a Serie A e Champions League) e consente di guardare le partite senza abbonamento. Tentativo lodevole considerate le perdite inflitte a chi ha acquistato regolarmente i diritti, ma questa volta la maggioranza con un emendamento al dl Omnibus ha un po' «esagerato» nel senso che la pena si estende a tutti o quasi i fornitori di servizi Internet.

La legge antipirateria del 2023 stabilisce una pena fino a 3 anni di carcere per chi trasmette illegalmente e una multa fino a 5mila euro i fruitori. Ora non saranno solo gli operatori tlc a essere chiamati in causa, ma anche «i fornitori di servizi di Vpn e quelli di Dns pubblicamente disponibili ovunque residenti ed ovunque localizzati» nonché motori di ricerca e colossi del web. Che cosa significa per chi è meno avvezzo alle nuove tecnologie? Che dovranno risponderne anche i virtual private network (Vpn acronimo di rete privata locale, ossia i fornitori di protezione dati delle reti). La loro funzione, in molti casi, è anche quello di cambiare l'indirizzo del dispositivo o del server che si connette a una rete, magari indirizzandolo su un Paese diverso da quello dov'è situato fisicamente il dispositivo. Questo consente di accedere anche a contenuti protetti in base al Paese di collegamento. Questo meccanismo è sfruttato da molti siti che trasmettono le partite illegalmente. Lo stesso vale per i Dns (domain name server) che spostano virtualmente gli host che ospitano i server nei quali si immagazzinano i dati da trasmettere per la visione dei match. Costoro dovranno essere ricompresi nell'elenco Agcom dei soggetti passibili di provvedimenti di sospensione.

In secondo luogo - ed è questo il fatto più grave - rischiano fino a un anno di carcere per «omessa segnalazione» i prestatori di servizi di accesso alla rete «che vengano a conoscenza di fatti penalmente rilevanti».

In altre parole, i motori di ricerca come Google e Bing di Microsoft, le reti di distribuzione dei contenuti messi a disposizione da piattaforme come Amazon Web Services, hanno un ruolo e quindi anche i loro dirigenti sono chiamati a rispondere potenzialmente con il carcere a presunte violazioni. Quindi immaginate quanto questa disposizione possa far venire voglia di investire in Italia a persone come Jeff Bezos, Bill Gates e il capo di Google, Sundar Pichai. Forse vale la pena di ripensarci.

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