Pnrr, Italia al traguardo della quinta rata

A breve un altro assegno da 10,5 miliardi. Meloni: "Tanti obiettivi centrati, ma molto da fare"

Pnrr, Italia al traguardo della quinta rata
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Su 102 miliardi incassati finora dall'Ue per il Pnrr, a fine 2023 l'Italia ne ha spesi 45,6. Ma il ministro Raffaele Fitto fa sapere che i numeri sono sottostimati, e che comunque ora si accelera, mentre dovrebbero arrivare a breve anche i 10,5 miliardi della quinta rata. La premier Meloni rivendica «i tanti obiettivi centrati» che «ci incoraggiano a dare sempre di più», ma ammette: «Il lavoro non è finito, abbiamo ancora molto da fare».

Ieri la Cabina di regia presieduta da Fitto a Palazzo Chigi ha approvato la quarta relazione sullo stato di attuazione del piano. Il ministro respinge accuse delle opposizioni sui ritardi ma ricorda che il ritmo della spesa crescerà. E precisa che i dati sulla spesa «sono assolutamente sottodimensionati», colpa del sistema Regis di monitoraggio e di rendicontazione, su cui si interverrà per velocizzare le procedure di inserimento dei dati: «Molti enti attuatori non hanno caricato sulla piattaforma una spesa già di fatto effettuata».

Ora però vanno centrati 39 obiettivi e traguardi per ottenere la sesta rata, che ammonta a 9,6 miliardi di euro; e poi 74 obiettivi e traguardi legati alla settima, pari a 19,6 miliardi. Anche se i soldi spesi nel 2023 sono la metà di quelli che erano stati programmati nella Nadef, per Fitto si è superata la fase «della progettazione e delle gare di appalto, quindi siamo di fatto nella fase di realizzazione di tutti gli interventi. Questo è un elemento rilevante che inciderà molto positivamente sui numeri complessivi della spesa». Nel frattempo il piano è stato rivisto, sono stati eliminati progetti che sono stati considerati non realizzabili. Ma avranno ugualmente copertura finanziaria con un provvedimento del governo: «Per il decreto i tempi non saranno lunghi. Parliamo di un provvedimento che non ha una scadenza, è necessario fare bene, velocemente ma non in fretta». Questo decreto, «dovrà dare copertura a tutti i progetti che sono usciti dal Pnrr affrontando numerosissime questioni sulla fase di attuazione della revisione. Noi abbiamo tolto quei progetti dal Pnrr perché abbiamo condiviso con la Ue la non rendicontabilità, la non ammissibilità e il fatto che non avrebbero raggiunto le scadenze richieste». Ma l'opposizione attacca su tutto. «A due anni e mezzo dalla chiusura non è stata spesa neanche la metà dei fondi a disposizione. Soprattutto languono le grandi opere e i cantieri», dice Raffaella Paita, Italia Viva. «Il Pnrr non può essere trattato come una televendita di pentole o materassi - accusa il M5s -. Festeggiare per la semplice rimodulazione del piano, o per l'incasso delle rate, è ridicolo se poi queste risorse non vengono messe a terra».

Il presidente dell'Anci Antonio Decaro parla invece di «spesa molto positiva», ma «grazie soprattutto ai Comuni, che hanno fatto la loro parte e anche più di quanto ci si aspettava». La stessa Meloni ringrazia gli enti locali per la «capacità, la determinazione e la competenza, senza di loro il governo non avrebbe potuto raggiungere i risultati che ha ottenuto».

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