La domanda che di tanto in tanto continua a rimbalzare nei capannelli davanti l'aula del Senato prima del voto finale sul Rosatellum 2.0 è soprattutto una: «Perché Matteo Renzi ha fatto l'impossibile pur di portare a casa una legge elettorale che secondo quasi tutti gli specialisti della materia avvantaggia il centrodestra e, ben che vada, per il Pd è sostanzialmente a saldo zero?». Un sistema di voto che è sì frutto di un accordo con una parte delle opposizioni (Forza Italia e Lega), ma che per avere il via libera del Parlamento è stato approvato a colpi di fiducie. Il tutto creando un precedente pericoloso ed esponendo lo stesso Renzi (e il governo guidato da Paolo Gentiloni) all'accusa di aver cambiato le regole del gioco a pochi mesi dal voto impedendo un democratico confronto parlamentare.
Che il segretario del Pd abbia deciso in nome del superiore interesse del Paese, convinto che il Rosatellum sia davvero la migliore delle leggi possibili, è piuttosto improbabile. Renzi, come tutti i leader che hanno sottoscritto o bocciato l'intesa, ha infatti ragionato anche e soprattutto guardando al proprio interesse e a quello del partito che rappresenta. E, spiegava ieri in privato e senza troppe incertezze un ministro dem di primo piano, l'obiettivo dell'ex sindaco di Firenze ormai «non è tanto vincere ma sopravvivere alla sconfitta». Insomma, il Rosatellum sarebbe la legge elettorale che permette a Renzi di perdere meglio. O, più precisamente, di perdere senza pagare dazio. La nuova legge elettorale, infatti, piace molto ai leader di partito perché - grazie ai collegi uninominali e ai listini molto corti della quota proporzionale - gli permette di fatto di nominare direttamente quasi tutti gli eletti («con un margine di incertezza che riguarda il 15-20% del totale», spiega il ministro di cui sopra).
Renzi punta dunque a portare in Parlamento la sua personale Guardia Repubblicana, fedelissimi che rispondano a lui direttamente senza esitazioni. Se alle elezioni il Pd perderà terreno, infatti, è pressoché scontato che il partito proverà a ottenere la testa del segretario (considerato già il primo responsabile del flop al referendum e dell'annunciata sconfitta in Sicilia il 5 novembre). E solo gruppi parlamentari blindati possono evitare che questo accada. Ecco, dunque, il perché di tanto afflato nel sostenere il Rosatellum nonostante il Pd non ne tragga beneficio alcuno.
Con il rischio di aver fatto i conti senza l'oste, visto che in politica fedeltà e riconoscenza sono merce rara. Ne sa qualcosa Pier Luigi Bersani, visto che gli attuali gruppi parlamentari dem sono entrati in Parlamento nel 2013 bersaniani doc e ne escono oggi ultrarenziani.
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