La Sharia è già qui. Ed è nero su bianco nei documenti di matrimonio che, redatti all'estero, vengono recepiti dagli uffici della Repubblica italiana quando un cittadino straniero ottiene la cittadinanza italiana e chiede la trascrizione degli atti provenienti dal suo Paese di origine. L'inchiesta è stata portata avanti dal programma «Fuori dal coro» sulla base della denuncia del sindaco di Monfalcone, Anna Cisint, che da tempo denuncia un inarrestabile processo di islamizzazione della sua città e, per estensione, dell'Italia.
Documenti alla mano, in possesso del sindaco della città goriziana, dietro gli omissis si cela la tacita accettazione da parte della burocrazia italiana dei precetti che regolamentano la società islamica. Perché gli omissis? Perché i certificati matrimoniali che presentano elementi anticostituzionali, come i dettami della religione di Maometto, non possono essere recepiti dal nostro sistema. A partire dalla negazione del divorzio alle donne islamiche, a meno che non sussistano determinate condizioni, come la violenza, la prigione o la tortura. Solo in questi casi la donna può chiedere la rescissione del matrimonio islamico.
In alternativa, per libera scelta, questo diritto è negato ed è l'ennesimo tassello che costruisce il puzzle della sottomissione alla quale sono soggette le islamiche, che si concretizza anche nella poligamia dell'uomo, anche questa presente in quei documenti, sotto quegli omissis che di fatto la tollerano.
Quante sono le famiglie, regolarmente residenti in Italia, in cui le donne sono costrette a vivere nel rispetto di matrimoni incostituzionali? Impossibile dirlo, non esiste in Italia un registro nazionale dei matrimoni islamici. E non potrà nemmeno mai esistere, perché significherebbe, per il nostro Paese, accettare la giurisdizione islamica al di sopra di quella nazionale. Ampliando l'analisi del fenomeno, è interessante capire come funzionano i matrimoni islamici in Italia. In primis è bene sapere che alle donne islamiche non è permesso contrarre matrimonio con uomini di altre confessioni, mentre gli uomini possono.
E poi, passaggio fondamentale per capire il sistema islamico, se il matrimonio viene contratto anche davanti a un ufficiale di Stato civile del Comune, l'invalidazione del matrimonio civile viene ritenuta valida anche sugli effetti religiosi.
Ma questo passaggio è molto raro nei matrimoni islamici, che solitamente vengono convalidati solamente davanti alle istituzioni religiose. E in questo caso, purtroppo, per le donne che intendono procedere col divorzio, non esistono purtroppo grandi possibilità di uscita: non si può sciogliere d'autorità quel vincolo. Dove sono le femministe integerrime?
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