Politica morta Salvini leader solo sui social

Politica morta Salvini leader solo sui social

Matteo Salvini è senza dubbio il migliore. È il politico italiano che fa maggior uso dei social, è quello che li utilizza meglio, è in assoluto il più seguito. Per gli altri - non per tutti, ma per molti - Matteo Salvini è perciò un modello.

Per i politici i social sono un'opportunità, per la Politica sono una catastrofe. Tanto per cominciare, distraggono. Durante le sedute d'aula la metà del tempo e dell'attenzione dei parlamentari è dedicato a postare, twittare, pubblicare. Posso testimoniare che all'Assemblea parlamentare della Nato non è diverso. Ma questo è il meno. Se il realismo è la bussola naturale di ogni buona politica, la politica al tempo dei social è fisiologicamente spinta fuori dalla realtà. Una droga che altera la percezione dei fatti ed esaspera gli animi di elettori ed eletti. I social fanno leva sulle emozioni e aborrono la ragione, incoraggiano dunque le falsificazioni e spianano la strada al fazioso e all'ignorante. I social invitano alla banalizzazione di ogni problema complesso. Ne ostacolano pertanto la comprensione, scoraggiano dall'individuare soluzioni realistiche e creano false aspettative nelle comunità. I social interpellano i politici su un'inedita molteplicità di temi, obbligandoli ad assumere all'istante posizioni nette spesso senza riflettere né conoscere. Semplicemente cavalcando l'onda di Google trend. I social premiano il conflitto e più il conflitto è estremo più lo premiano, contraendo di conseguenza ogni possibile spazio di mediazione politica. Mentre la politica viene naturalmente invogliata a fomentare le rivolte anziché a placarle. Con i social, infatti, i politici sono spinti ad aderire ad ogni protesta, a sottoscrivere con un like ogni genere di mobilitazione alzando di conseguenza il livello del conflitto sociale. Si assumono troppi impegni, si alimentano troppe aspettative. Aspettative destinate ad essere deluse e a tramutarsi in rabbia.

Tutto ciò, nell'era del narcisismo, condanna a morte certa quel po' che ancora sopravvive d'ogni antica credibilità politica. C'è chi a questo processo storico aderisce voluttuosamente, e chi, percependone i rischi, cerca di non esagerare. Matteo Salvini appartiene senz'altro alla prima categoria.

Secondo un'analisi svolta dal settimanale Wired, i suoi discorsi politici «sono concepiti per i social network» e calibrati sui dati di sentiment analysis, gli umori e le emozioni della Rete. Un sistema che nel breve periodo assicura il consenso, ma impedisce di trasformarlo in azione politica concreta nel medio e lungo periodo.

*senatore di Forza Italia

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