Il politicamente corretto squalifica il Carnevale. E l'Unesco lo cancella

La parata folkloristica contiene "elementi di razzismo". Prima espulsione dal patrimonio

Il politicamente corretto squalifica il Carnevale. E l'Unesco lo cancella

Un «processo» per direttissima. Un inedito assoluto. Poi, ieri, il verdetto senza appello: la Ducasse d'Ath, la parata folkloristica dalle antiche origini religiose, simbolo della cittadina belga a meno di un'ora da Bruxelles, è stata messa alla porta dall'Unesco. È considerata fuori dal perimetro del politicamente corretto e non potrà più vantare il sigillo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura. Un calcio, e via. A un «Carnevale» che esiste da sei secoli e che aveva finora superato sempre i capricci della storia.

In poche ore, il comitato intergovernativo Unesco, riunito a Rabat, in Marocco, ha scelto di cancellare, per la seconda volta dalla sua istituzione, il riconoscimento di «patrimonio immateriale» a una festa popolare; la «Ducasse» lo vantava dal 2008. Ma cambiano i canoni, le società, e il paradigma della cultura woke anti-bianca non prevede sbavature, tanto meno una rievocazione, folkoristica, di 7 Giganti che danzano tra i carri della Vallonia. I protagonisti sono infatti enormi figure portate a spasso nei vicoli: tratti dalle Sacre Scritture, ma non solo.

C'è un personaggio minore del «Carnevale», il «Selvaggio», che dal 2019 pone un problema di «adeguamento ai tempi». Le autorità locali stavano già cercando di risolverlo con una commissione ad hoc, per valutare un suo «adattamento»; perché dal 1873 è interpretato da una persona col volto tinto di nero. E fino all'anno scorso indossava anche un anello al naso e catene ai polsi. Il «Selvaggio» urla, si agita di fronte alla folla in festa. E non sono mancate occasioni in cui sia stato permesso il dileggio con il lancio di oggetti.

È storia? Rientra nel carro sul colonialismo belga? No: l'Unesco ha decretato ieri che il «Selvaggio» esprime solo un contenuto «altamente razzista». Il tema era deflagrato lo scorso agosto, nell'annuale «Ducasse». E aveva spinto pure qualche politico a gridare al boicottaggio della parata. Ma dal 2019 è il collettivo antirazzista «Bruxelles Panthères» che rilancia la crociata «anti-Blackface», e cioè un uomo bianco che interpreti una persona di colore, denunciando il «Selvaggio» come «residuo della messa in schiavitù»; prima all'Unia (il Centro interfederale per le pari opportunità), poi alla Federazione Vallonia-Bruxelles e all'Unesco.

A fine 2019 l'organismo Onu aveva già eliminato dalla lista del patrimonio culturale dell'umanità il carnevale belga di Aalst, tacciato di antisemitismo per un carro caricaturale di ebrei ortodossi dal naso adunco, seduti su sacchi d'oro. Stavolta nel mirino dei gruppi antirazzisti è finita Ath. Il Botswana, con altri Paesi africani, ha chiesto un dibattito urgente: la «Ducasse» inscena l'umiliazione dei popoli africani? «Sì». Meglio dunque cancellarla. Su che basi? I delegati citano il movimento Black Lives Matter negli Stati Uniti e i migranti. Poi la sentenza, tranchant: «Siamo universalisti, questo elemento (del festival, ndr) non può essere accettato dall'Unesco, sono africano e sono profondamente scioccato», ha detto il rappresentante del Marocco e presidente della sessione, Samir Addhare. Lo stesso Belgio, nella seduta, ha condannato «ogni forma di razzismo e discriminazione», dichiarandosi «consapevole della gravità della situazione» e invitando la città di Ath a fare ammenda. Il comitato promotore della «Ducasse» si dice sorpreso per la decisione-lampo.

Sarebbe infatti dovuta avvenire dopo ulteriori verifiche a dicembre 2023: si era dato un tempo per cambiare l'approccio al «Selvaggio». «Abbiamo condotto un dialogo onesto, con un sito web e un lavoro nelle scuole che è ancora in corso», spiegano da Ath. Troppo tardi. Alla cancel culture, sono bastate poche ore.

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