Onorevole Cattaneo, in aula a Montecitorio parlava di «soddisfazione amara» a proposito dell'ultima sentenza del Ruby ter che assolve il presidente Berlusconi.
«Perché da un lato l'assoluzione piena perché il fatto non sussiste ci rende soddisfatti. Si tratta infatti di una verità giudiziaria che viene scolpita sulla pietra in maniera inequivocabile; dall'altro non possiamo non ricordare gli anni passati a difendersi purtroppo nelle aule dei tribunali. Basti pensare al tempo dedicato dal presidente Berlusconi ogni fine settimana per tanti anni agli avvocati. I soldi spesi, le sofferenze attraversate
Un calvario giudiziario, insomma, che ora Berlusconi si lascia alle spalle.
«È stato indubbiamente il politico più colpito a livello giudiziario, almeno a mia memoria. Questa sentenza però ci dice una cosa precisa: che il presidente Berlusconi è stato riconosciuto per quello che è: ovvero una persona perbene. La verità giudiziaria, insomma, è stata ristabilita. Certo è che la verità storica dirà che ci sono stati anni di troppo forte contrapposizione giudiziaria. Oggi però non è il giorno del risentimento. E il primo a mostrarsi sereno nel giudizio è proprio Berlusconi che con grande stile ha ringraziato i giudici per la loro indipendenza di giudizio».
A proposito di verità storica, si parla di una possibile commissione d'inchiesta parlamentare per analizzare proprio il lungo calvario giudiziario di Berlusconi.
«Quella di una commissione d'inchiesta sull'uso politico della giustizia è una vecchia proposta di Forza Italia, che risale alla scorsa legislatura. La abbiamo ripresentata a settembre, all'inizio della legislatura, e ora crediamo che sia arrivato il momento di discuterla, di parlare apertamente del problema, ora che, dopo questa nuova assoluzione, quanto è accaduto è chiaro a tutti. Ovviamente a noi non interessa solo il passato, per quanto grave, ma, soprattutto, il futuro. Per questa ragione lavoriamo con il ministro Carlo Nordio e tutta la maggioranza a una riforma della giustizia che vada in senso garantista»
Dal punto di vista politico cosa ci dice questa sentenza?
«Forza Italia non è il partito del risentimento e del rancore. Berlusconi ci ha sempre insegnato la generosità e a guardare avanti. Con questo spirito noi ci auguriamo che si sia finalmente chiusa l'epoca del giustizialismo, dell'utilizzo dei temi giudiziari per fare attività politica in contrapposizione con l'avversario. E speriamo viceversa che si apra la stagione del garantismo, del dialogo e del confronto, anche aspro, in Aula. Ma che rimanga confinato sempre nella dialettica politica. Tutto ciò tra l'altro ci restituisce la centralità della buona politica».
Il luogo e il momento quindi sono favorevoli per pensare a una riforma condivisa della giustizia?
«Mi ha impressionato la reazione in Aula al mio intervento. Le mie parole sono subito state accompagnate da un moto spontaneo di applauso. E ci tengo a sottolineare che ad alzarsi in piedi non sono stati soltanto i colleghi del mio partito ma anche quelli di Fratelli d'Italia, quelli della Lega, dei Moderati e anche qualcuno di Italia viva».
Come va giudicato quell'applauso?
«Non soltanto liberatorio. Ma, al di là della sentenza stessa, si applaudiva all'auspicio che questa sia la fine di un'era e l'inizio di una nuova fase storica».
Quindi c'è da essere ottimisti?
«Sì. Noi siamo sempre ottimisti. E comunque l'aria che respiriamo in Parlamento fa ben sperare. Penso a esempio alla relazione di Nordio, quando era venuto a presentare in Aula a Montecitorio le linee di indirizzo sulla giustizia. Nel merito, ovvero l'approccio fortemente garantista, la messa in discussione della legge Severino, di quella dell'abuso d'ufficio, e la separazione delle carriere, è risultata molto vicina al valore di garantismo che Forza Italia da sempre persegue.
Quella relazione di Nordio fu accolta da questo parlamento, che rappresenta la sintesi delle sensibilità degli italiani, in maniera molto favorevole. E se il Parlamento rispecchia il sentimento degli italiani oggi gli italiani hanno rispetto al tema della giustizia un altro approccio».
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