Manette nel palazzo presidenziale, scioperi della fame, accuse feroci ai massimi livelli, non solo fra maggioranza e opposizione ma anche fra capo del governo e presidente sui deragliamenti della Polonia dal perimetro democratico. È uno scontro politico e istituzionale senza precedenti quello che si sta consumando a Varsavia, dove appena un mese fa Donald Tusk, ex premier ed ex presidente del Consiglio europeo, è tornato alla guida del governo dopo 8 anni di potere del PiS, il partito Diritto e Giustizia dell'ex primo ministro Mateusz Morawiecki, che ha permesso la doppia elezione dell'attuale presidente Duda. Ma ecco gli sviluppi delle ultime ore. L'ex ministro dell'Interno Mariusz Kaminski e il suo sottosegretario Maciej Wasik, entrambi del PiS, sono stati arrestati la sera di martedì dopo la condanna a due anni per abuso di potere su vicende risalenti al 2007, quando Kaminski era capo dell'ufficio centrale anticorruzione e aveva ordinato un'inchiesta, poi considerata illegittima, contro un esponente della coalizione di governo, guidata dal PiS. Entrambi sono stati privati della carica di deputati e dell'immunità appena pochi giorni fa, eppure negano ogni responsabilità. Kaminski, poi divenuto coordinatore dei servizi segreti e considerato espressione delle derive autoritarie del PiS, ha iniziato uno sciopero della fame e si dichiara prigioniero politico.
Ma è il coinvolgimento del capo dello Stato nella vicenda, che riporta lo scontro fra le due anime politiche della Polonia ai massimi livelli. Gli arresti sono infatti avvenuti in serata all'interno del palazzo presidenziale di Varsavia. Ventiquattrore prima dell'arresto, i due accusati sono apparsi al fianco del capo dello Stato Duda a una cerimonia nel palazzo presidenziale, sfuggiti alla polizia che li stava cercando, invano, nelle loro abitazioni, per far scattare le manette. Le immagini sono state pubblicate dalla presidenza su X, una rivendicazione di Duda, che si dice scioccato degli arresti, si schiera al fianco dei due uomini del PiS e sostiene di non voler smettere di «lottare per uno stato polacco giusto ed equo fino a quando Kaminiski e i suoi colleghi non saranno liberati». «Non mi farò intimidire - ha tuonato il capo dello Stato - agirò legalmente nel rispetto della Costituzione e della legge».
Chi invece accusa il PiS di voler «scatenare il caos» è il primo ministro, l'europeista e liberale Tusk, impegnato in una battaglia per azzerare le politiche del predecessore e smantellare il sistema di potere che il PiS ha creato nel sistema giudiziario e mediatico polacco in otto anni.
Sostenendo di voler depoliticizzare l'informazione pubblica, il governo ha licenziato i suoi vertici, artefici di campagne contro gay e migranti. Ma ora è lui a essere accusato dal PiS di violazione dello Stato di diritto.
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