Anna Maria Anders, ambasciatore polacco in Italia, come definirebbe la situazione al confine polacco-ucraino?
«Dal 24 febbraio sono già arrivate quasi 600mila persone. Il confine è aperto a tutte le persone in fuga, indipendentemente dalla sua nazionalità. Durante l'evacuazione dall'Ucraina, sono entrati in Polonia i cittadini di 160 paesi. I rifugiati in fuga dalla guerra possono contare su pasti, assistenza sanitaria e alloggio gratuiti. E spostarsi gratuitamente sui treni».
Siete in grado di resistere anche se il flusso continuasse?
«I polacchi stanno facendo di tutto per garantire che i rifugiati trovino una casa sicura in Polonia. Centinaia di migliaia o addirittura milioni di persone, offrono ogni tipo di aiuto, appartamenti privati, case, mezzi di trasporto, supporto logistico e materiale. E il governo si sta preparando a questa sfida con programmi di sostegno all'occupazione programmi di sostegno sanitario e psicologico alle famiglie e ai bambini e programmi educativi nelle scuole. Vogliamo garantire la permanenza sicura e a lungo termine dei rifugiati in Polonia».
In Polonia c'è già una numerosa colonia ucraina. Intravede possibili problemi di convivenza se la situazione dovesse prolungarsi?
«Siamo stati criticati per la mancanza di partecipazione nel meccanismo di ricollocazione di rifugiati da altri paesi, i migranti economici dall'Ucraina e dalla Bielorussia sono arrivati numerosi nel nostro paese. Ma la Polonia è lo Stato che rilascia il maggior numero di permessi di soggiorno: 724.000 nel 2019, più della Germania e dell'Italia messe insieme. La stragrande maggioranza di queste persone sono ucraini. Nonostante la storia complessa ci sono culturalmente vicini e di fronte all'aggressione disumana, sono ancora più vicini. Naturalmente, non possiamo essere ingenui e dobbiamo essere consapevoli che con questa scala di afflusso di milioni di persone, si verificheranno incidenti. Molti sono entrati in Romania e proseguito il viaggio verso altri Stati dell'UE, compresa l'Italia. Ma spero che la maggior parte degli ucraini rimanga nel nostro Paese»
Che cosa può fare l'Europa?
«Durante l'incontro con Ursula Von der Leyen, il primo ministro Morawiecki ha proposto alcune misure tra cui: un piano di ricostruzione da 100 miliardi dell'Ucraina finanziato dall'Ue; ingresso accelerato dell'Ucraina nell'Ue; investimenti congiunti per l'Ucraina e, sicurezza energetica, cioè indipendenza dall'aggressiva politica imperiale russa attuata attraverso petrolio, gas e altri idrocarburi. Se vogliamo aiutare gli ucraini, dovremmo applicare anche il boicottaggio dei prodotti russi. Questo sta già accadendo in Polonia e dagli scaffali di supermercato stanno scomparendo molti prodotti russi. I polacchi non vogliono dare soldi al paese che sta uccidendo i nostri vicini. Invito tutti a fare lo stesso».
Il vostro premier ha avanzato la proposta di interruzione di ogni rapporto in campo energetico. Ma l'Europa come farà?
«Il premier polacco ha chiesto un embargo sul carbone russo e di rinunciare anche agli acquisti di petrolio e di gas. Dobbiamo chiarire che i proventi della vendita delle materie prime oggi sono il mezzo con cui Putin è in grado di finanziare la sua macchina da guerra. Non sarà facile per nessun Paese, ma la nostra passività in questo ambito ci costerà molto di più.
La base è la diversificazione delle forniture. Le sanzioni devono essere quanto più ampie e severe possibili per fermare l'offensiva russa quanto prima. Dobbiamo essere forti e decisi. Più indecisi siamo, più al lungo il conflitto si protrae».
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