La Commissione ispettiva del ministero delle Infrastrutture, che aveva il compito di analizzare le cause e le responsabilità del disastro del ponte Morandi a Genova, è andata giù pesante. Le accuse contenute nella relazione lasciano pochi dubbi sulla responsabilità di Autostrade per l'Italia per la cattiva manutenzione e gestione del viadotto. In particolare, l'accusa è che Aspi sapeva perfettamente dei problemi ma non ha investito quanto avrebbe dovuto. Anzi, è stata completamente negligente.
Come si legge nella relazione, "il 98% dei costi per interventi strutturali è stato sostenuto prima del 1999 (anno della privatizzazione di Autostrade), dopo il 1999 è stato speso solo il 2%". Un'accusa quindi che si concentra in particolare sul passaggio alla privatizzazione dell'azienda. Come scrive Il Corriere della Sera, "Non è mai stata fatta una analisi di sicurezza e una valutazione sismica del viadotto... non è nel progetto (di rinforzo strutturale del ponte Morandi, ndr) di Autostrade (Aspi), avrebbe dovuto esserci".
Come scritto ieri, "pur in presenza di un accentuato degrado del viadotto e in particolare delle parti orizzontali... Aspi non ha ritenuto di provvedere, come avrebbe dovuto, all'immediato ripristino", e non ha adottato alcuna misura cautelare per tutelare l'utenza del ponte Morandi. Utenza che anzi sarebbe stata utilizzata per testare l'opera. Come riporta Il Corriere, "la responsabilità contingente più rilevante consiste nel fatto che, nonostante tutte le criticità, la società concessionaria non si è avvalsa dei poteri limitativi e/o interdittivi regolatori del traffico sul viadotto e non ha eseguito conseguentemente tutti gli interventi necessari per evitare il crollo".
E conclude: "Sorprende la scelta di eseguire i lavori in costanza di traffico, insomma con l’utenza utilizzata come strumento per il monitoraggio dell’opera". Accuse durissime che lasceranno il segno sul futuro di Autostrade.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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