«Abbiamo discusso tutti i possibili scenari, abbiamo rinviato tutto a una prossima riunione per quanto riguarda le decisioni». Il presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), Salvatore Maccarone, ha spiegato così la riunione del consiglio di ieri sulla crisi della Popolare di Bari. È probabile, comunque, che si segua lo stesso schema usato per Carige in quanto tra gli strumenti utilizzabili per il salvataggio Maccarone ha citato «i bond Additional Tier 1 (assimilabili a capitale di miglior qualità) e gli i versamenti in conto futuro aumento di capitale».
Resta, così, sullo sfondo anche l'entità dell'intervento del Fitd che dovrebbe affiancare il Mediocredito Centrale, che è stato dotato dal governo di 900 milioni. Per il momento, si attenderà la conversione del decreto, ma il Fondo non intende chiedere alle banche azioniste nuovi versamenti. Il Fitd oggi ha disponibilità per circa 1,7 miliardi e l'obiettivo è arrivare a 5 miliardi nel luglio 2024. È chiaro, tuttavia, che i circa 500 milioni che si stima siano necessari per affiancare il Mediocredito ne ridurrebbero le dotazioni. Anche perché altri 900 milioni sono bloccati fino al 2021 in Carige.
L'agenzia di rating Standard & Poor's ieri ha confermato la valutazione del Mediocredito a «BBB-», mantenendo l'outlook negativo e rilevando che la potenziale integrazione con la Popolare di Bari «potrebbe alterare l'attuale profilo finanziario» da cui discende la possibilità di un abbassamento del giudizio nei prossimi 12 mesi.
Sono proseguite, invece, le polemiche politiche sul nono caso di crisi bancaria negli ultimi quattro anni.
«Una riflessione sulle responsabilità dell'azione di vigilanza della Banca d'Italia va fatta ma senza processi di piazza», ha dichiarato Luigi Marattin (Iv), riprendendo le critiche mosse da Matteo Renzi al governatore Visco. Attacchi riproposti anche dal ministro delle Politiche agricole nonché renziana di ferro, Teresa Bellanova.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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