La volontà del governo di azzerare l'Iva su pane e pasta come è stata formulata dal viceministro dell'Economia e delle Finanze, Laura Castelli la dice lunga sulla situazione in cui troviamo. È chiaro che questa iniziativa politica rappresenta l'ennesima testimonianza (se mai ce ne fosse stato bisogno) delle difficoltà in cui versa almeno una parte della popolazione. Se quasi tutti ci stiamo impoverendo (soprattutto a causa dell'inflazione monetaria e del conseguente innalzamento dei prezzi), per le fasce deboli questo comporta problemi gravi. In fondo, pane e pasta sono alimenti di base e non tra i più costosi: tale iniziativa politica ci rappresenta cosa è diventata l'Italia nel corso degli ultimi anni.
Oltre a ciò, questa specifica risposta politica ai problemi delle famiglie italiane fa sorridere. Ridurre la pressione fiscale è una buona cosa, ma una simile iniziativa dovrebbe essere più corposa e accompagnata da un ridimensionamento della spesa. Se questo non avviene, ci si trova dinanzi a qualcosa di ben poco rilevante per i contribuenti e che aggrava lo stato dei conti pubblici. Tutto sommato è pure abbastanza buffo che vi siano esponenti della Lega che ora rivendicano la paternità di questa idea: manco si fosse di fronte a qualcosa capace di offrire una prospettiva diversa alle imprese e di far crescere i salari reali dei lavoratori.
Il guaio è che siamo in piena campagna elettorale e il governo si trova in una situazione bizzarra, dato che ha la medesima composizione delle settimane e dei mesi scorsi, ma non gode della fiducia di molte forze che erano state alla base del suo varo. E allora tale misura sa tanto di un gesto irrilevante sul piano economico per le sorti delle famiglie, ma utile a ottenere qualche spazio nei media: con la speranza, ovviamente, che questo aiuti qualcuno a restare a galla anche durante questi tempi elettorali tempestosi.
Già Alessandro Manzoni nei Promessi sposi avevano sottolineato quanto sia folle immaginare scorciatoie da economia di guerra. E riesce drammatico constatare che quanti si baloccano con queste proposte di nessun significato non si avvedano del disastro in cui ci si trova. «Sentono» che cresce il numero di quanti faticano a restare, ma non hanno la minima idea di quali siano i veri nodi da risolvere. Questi politici che si focalizzano sulla pasta e sul pane, e che quindi vorrebbero ridurre le uscite di una famiglia italiana per alcuni decimi di euro al giorno, non vogliono accettare che essi non sono la soluzione, ma semmai il problema.
In fondo, questa misura ai confini del ridicolo si colloca all'interno di «decreto Aiuti» che fin dal titolo la dice lunga.
Dovrebbe essere evidente, infatti, che se siamo in questa situazione è proprio perché il ceto politico da tempo immemore ha smesso di proteggere i diritti fondamentali di tutti e ha iniziato a costruire programmi assistenziali a favore di questo o quel gruppo: con esiti costosi sul piano finanziario e devastanti su quello culturale.
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