Precipita dalla ferrata: muore Ghezzi, primatista di scalate

Precipita dalla ferrata: muore Ghezzi, primatista di scalate
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In cima c'era stato anche ieri. Poi la caduta: Claudio Ghezzi è morto così, dove ha sempre voluto essere, sul suo Grignone, e facendo ciò che meglio sapeva, aiutare gli altri. A tradirlo non la voglia di un passo più in su, ma la generosità di andare incontro agli amici in difficoltà. Ora lo chiamano il re delle Grigne, ma Ghezzi era molto altro, un gentlemen delle crode. Lui, 69 anni di Missaglia un passato anche al seguito di alcune spedizioni alpinistiche extraeuropee era innamorato del calcare di queste rocce sopra al Lario. Claudio le risaliva spesso. E da quando era in pensione, ogni santo giorno, per un totale di 5.600 salite. Divise nella vita di un uomo fanno 15 anni e 3 mesi, su e giù, tutti i giorni.

Calzoncini d'estate, ramponi in inverno, Claudio arrivava al Brioschi - il rifugio a 2410 metri, sulla cima della Grigna settentrionale - beveva un caffè, scambiava due parole col gestore e poi giù, a casa. Se il rifugio era chiuso, scriveva il nome nella neve lì fuori. Facendo sempre tante foto anche per i social, ricche di consigli per tutti sulle condizioni del percorso. Ghezzi ieri aveva già bevuto il suo caffè quando un'amica in difficoltà sulla delicata ferrata del Sasso Carbonari lo ha chiamato. Ghezzi non ci ha pensato due volte ed è sceso per andarle incontro. Un unico passo più incerto e Claudio è scivolato per decine di metri.

Per soccorrere gli altri alpinisti si è alzata in volo l'equipe di Areu di Como, mentre una squadra partiva a piedi a Lecco. Claudio era li, come il cavaliere della Leggenda della Grigna che ai monti offriva il suo cuore e il suo amore. Ma la sua anima sarà per sempre lassù fra i suoi monti.

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