Pregliasco frena: "Riaperture anticipate? Rischio di nuovi focolai"

Il virologo non è ottimista e invita alla calma e alla prudenza: "Anticipare le aperture significa rischiare di far ripartire i contagi…"

Pregliasco frena: "Riaperture anticipate? Rischio di nuovi focolai"

Freno schiacciato e anche freno a mano tirato. È un Fabrizio Pregliasco in versione "piedi di piombo" quello che interviene su Radio Capital, ospite della trasmissione Circo Massimo, per parlare dell'emergenza sanitaria causata dalla pandemia di coronavirus e della (ri)apertura del Paese fissata in data lunedì 4 maggio e delle intenzioni di alcune regioni – Veneto di Luca Zaia su tutte – di anticipare la fine del lockdown.

Ecco, è proprio su questo tema che il virologo nutre più di un semplice dubbio. E discutendo via etere dà la propria secca opinione: "Anticipare le aperture significa aprire i rubinetti di contatti, con possibilità di incontri e quindi di rischio di contagio. Sono ancora un po' pessimista sulla riapertura, tenendo anche conto dei due ponti del 25 aprile e 1 maggio. Dopo credo si arriverà a un livello di accettabilità del rischio tale per cui si possa ripartire. Sicuramente le attività strategiche, bar, ristoranti, dobbiamo mandarli molto avanti. Solo così riusciremo a ripartire…".

Il direttore sanitario dell'Istituto Galeazzi di Milano, dunque, pone l'accento sulla situazione ancora critica nelle due regioni del Nord-Ovest dello Stivale, ovvero la Lombardia e il Piemonte: "Sono ancora molto impegnate nell'emergenza Covid-19. La situazione dovrebbe migliorare nei prossimi giorni, ma più insistiamo più la Fase 2 potrà partire con maggiore serenità". E a tal proposito, l'esperto aggiunge: "Bisogna valutare giorno per giorno l'andamento epidemiologico della pandemia. Le cose stanno migliorando, le terapie intensive si stanno leggermente svuotando, ma ancora ci sono almeno tremila casi al giorno. Rispetto a prima, dove non riuscivamo a intercettare tutti i casi, con una sottovalutazione di almeno dieci volte tanto rispetto al reale, ora siamo più capaci di individuare i casi".

Il timore di Pregliasco è la nascita di nuovi focolai, specialmente in quelle regioni del Belpaese dove il coronavirus sembra non aver fortunatamente attecchito: "La possibilità è che, aumentando gli spostamenti, possano nascere nuovi focolai. Credo che il concetto di regionalizzazione ci sia in un'ottica di individuazione di zone a rischio. Bisogna fare monitoraggio continuo: tutti i cittadini devono avere ancora l'attenzione e la percezione del rischio come approccio alla convivenza civile. Il distanziamento dovrà essere un'abitudine anche nei prossimi mesi".

Ed ecco che verso la conclusione dell'intervento in radio, Pregliasco butta lì l'idea di prolungare la serrata fino a dopo l'estate, fino a settembre: "La soluzione migliore è quella più protettiva, cioè rimanere chiusi fino a settembre. Riaprendo ci sarebbero milioni di bimbi, genitori, docenti e addetti alle scuole che si spostano, aprendo così un rubinetto di contatti che determinerebbe un gran numero di contatti.

Sicuramente bisogna far ripartire le attività strategiche, la pandemia si porta dietro dolori psicologici e danni economici. L'aspetto sociale può essere un po' ritardato: richiudere, ricascarci, sarebbe devastante".

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